"Sapete qual è il bello del buon cibo? Che riunisce le persone...di qualunque genere...perchè riscalda il cuore di tutti e sulle labbra fa nascere un sorriso..."
Il 27 gennnaio è il giorno in cui sono statai aperti i cancelli di Aushwitz, il giono in cui simbolicamente è finito uno dei periodi più bui della stora dall'uomo.
Se avete visitato un campo di concentramento non dmenticherete mai la sensazione di passare sotto uno di quegli enormi cancelli neri, che ti danno esattamente l'impressione che, se ti si dovessero chiudere alle spalle, non si riapriranno più.
Quando sono entrata nel campo di Dachau il mio primo pensiero è stato che quello che vedevo non mi sconvolgeva come avrebbe dovuto.
Poi ho smesso di vedere e ho cominciato a guardare.
L'intero campo era stato raso al suolo, sono state ricostruite solo due baracche, mentre delle altre hanno segnato il perimetro in terra. Ma quei muri bianchi e puliti possono solo farti immaginare la tragedia e la disperazione delle persone che lì dentro hanno vissuto parte (tanti gli ultimi giorni) della loro vita.
E' come un set cinematografico, fedele al reale, ma finto.
Le cose cambiano quando ci si avvicina alle docce e ai forni, in fondo al campo in un angolo nascosto in mezzo al verde si trova la costruzione originale.
Già solo guardandoli da fuori si capisce la differenza. Entrando nella stanza delle docce, nonostante le porte aperte e le luci accese, ti senti come se mancasse l'aria, e passando davanti ai forni sembra quasi di vederli accesi e funzionanti, io sono riuscita a fermarmi lì davanti solo per qualche secondo, non di più.
Di documentari, libri e film sull'olocausto ne hanno fatti a centinaia, mi permetto anche io di consigliarvi uno dei miei film "preferiti" (si può parlare di preferiti dato quello di cui stiamo parlando?) sull'argomento: Train de vie: un treno per la vita.
Lo consiglio perchè è un film decisamente sopra le righe, perchè racconta una storia di speranza e fede, e sì anche di amore e solidarietà, anche se il finale lascia un po' con l'amaro in bocca.
Se riuscite passate in edicola ieri lo vendevano con Sette, la rivista del Coriere della sera, se siete fortunati ne hanno ancora e lo portatate a casa con 2,50 euro
Bella lì! Sono arrivata qui convinata di pubblicare una ricetta certa ricetta e poi mi sono resa conto non solo di non aver già preparato il post, come ero convita io nella mia mente bacata, ma addirittura di non aver neanche scaricato le foto dalla macchina fotografica, pensate un po'!
OK Fede niente panico ci sono altre ricette già pronte, quindi cambiamo il programma mentale che ti eri prefissata e andiamo avanti con un'altra ricetta.
Il classico abbinamento gamberi e zucchine con un accompagnamento un po' insolito (almeno per quanto mi riguarda).
Devo dire che mi piace molto, è semplice da fare, sono ingredienti che bene ho male ho sempre in casa, e rappresenta una cambioamento dalle classiche paste alle quali siamo abituati.
Ingredienti:
250 gr. di cous cous precotto
4 zucchine
100 gr di gamberetti (vano bene anche quelli sugelati)
(la quantità di zucchine e gamberetti è indicativa)
cipolla
olio extravergine d'oliva
Procedimento:
Una volta lavate e pulite le zucchine talgitele a cubetti.
In una padella soffriggete la cipolla, e uniteci le zucchine.
A metà cottura aggiungete i gamberi e regolate di sale.
Se vi sembra che le zucchine siano troppo asciutte o se vedete che cominciano ad attaccare aggiungete un filo d'acqua.
In una pentola larga portate ad ebollizione 250 ml di acqua con tre cucchiai di olio e una presa di sale.
Togliete la pentola dal fuoco, mettete il cous cous nella pentola e mescolate con una forchetta in modo da sgranarlo.
Coprite con un coperchio e lasciate riposare per 10 minuti.
Mescolate ancora bene con la forchetta in modo da sciogliere eventuali grumi rimasti e poi unite il cous cous alle zucchie e fate saltare il tutto in modo che si condisca bene.
E' molto buono anche freddo.
E di nuovo facciamo un salto oltr'alpe dai cuigini francesi per un'altra ricetta che si presta ai più svariati utilizzi.
Parliamo sempre di dolci ovviamente ;)
Ingredienti:
170 gr. di cioccolato fondente
100 ml di panna
45 gr. di burro
30 gr. di miele
un
cucchiaio di brandy (ma anche un altro liquore che vi piaccia di più
come abbinamento, con l'amaretto, ad esempio a me piace molto, e
comunque il liquore è facoltativo)
Preparazione:
In un pentolino portate a bollore la panna e aggiungetevi il cioccolato tagliato a pezzetti.
Mescolate fino a che tutto il cioccolato non si sarà sciolto.
A questo punto aggiungete il burro, il miele e il brandy.
Mescolate
tutto bene e lasciate indurire leggermente (io l'ho messa sul
davanzale) avendo cura di tanto in tanto di mescolare e lavorare bene la
crema in modo da renderla omogenea.
Dopo circa un ora è pronta per essere utilizzata.
Così com'è potete
utilizzarla per fare i tartufi, lavorate la crema (ormai quasi solida)
in palline, le rotolate nel cacao in polvere o nello zucchero a velo e
sono pronti per essere mangiati.
Oppure potete usarla per farcire e guarnire una torta.
Io la adoro.
E' uno di quei piatti che danno conforto in una fredda sera invernale, una coccola calda.
E il giorno dopo riscaldata con una generosa dose di formaggio grattuggiato sopra è la fine del mondo.
L'ovvia premessa è che io ho un modo tutto mio di fare pasta e patate, un po' minestra un po' risotto.
Ingredienti:
3 o 4 patate
100 gr di pancetta a dadini
una scatoletta di pomodori pelati
1/2 cipolla
250 gr di pasta
olio
brodo
Procedimento:
Pelate le patate e tagliatele a cubetti.
Tritate finemente la cipolla e fatela soffriggere insieme alla pancetta con un po' di olio (non troppo, tenete conto il grasso della pancetta si scioglierà e quindi di olio ne basta poco)
Aggiungete le patate e fatele rosolare un pochino, mescolando.
Aggiungete la pasta, i pelati, e il brodo caldo in modo che la pasta sia coperta.
Durante la cottura, man mano che il brodo si asciuga continuate ad aggiungerne come si farebbe per il risotto, e portate a cottura in questo modo tenendo il tutto mescolato.
Alla fine mettete una bella macinata di pepe e del formaggio grattuggiato.
Bene bene, anche quest'anno sono iniziati i saldi, e anche io ho fatto qualche bell'affare.
Però ve lo dico subito sono stata baravissima, niente che non mi servisse, niente vestiti, visto che ho i cassetti che traboccano, e niente neanche da Sephora, anche se sono stata molto tentata, vabbè di Kiko non parliamo altrimenti va a finire che non sono stata poi così brava
Ma gli affari più grandi li ho fatti da Casanova:
Ora, tenendo conto che nulla di quello che ho comprato costava più di 5 euro, ditemi voi come (COME?) avrei potuto lasciare una paletta a forma di Zenzi e una forma di paperella?
E poi poteva mai mancare nella mia cucina una penna in silicone utile per disegnare e fare scritte e decorazioni varie sulle mie creazioni?
E un coltello ben affilato è sempre utile no?
E non sai mai quando potrebbe tornarti utile una piccola mannaio, giusto? Così come un poggiapentola, e un pennello per il cibo in silicone.
La scorsa estate in una gelateria ho trovato il gusto caramello al sale, a leggerlo sull'elenco dei gusti mi è sembrato una cosa stranissima, e vinta dalla curiosità ho deciso di assaggiarlo.
Una meraviglia.
Questo inverno poi alla Fiera dell'Artigianato, dove si trovano banchetti provenienti da ogni parte del mondo, in una bancarella francese mi hanno fatto assaggiare una crema di caramello al burro salato, era lo stesso gusto del gelato, e con molti più utilizzi. Ero tentatissima, ma alla fine non l'ho comprato per via del costo, 10 euro per 150 gr mi sembravno tantissimo.
E quindi ho provato a farlo io.
Devo dirvelo, è una delle cose più goduriose che abbia mai cucinato (cucinato, oddio è talmente semplice che potrebbe farla mio nipote), credo che abbia quasi lo stesso potere terapeutico della Nutella.
Ingredienti:
200 gr. di zucchero
100 gr di panna
150 gr di burro salato
Procedimento:
In una padella con il fondo spesso mettete lo zucchero e fatelo caramellare.
Non occore stare lì a rimestarlo o altro rischiereste di formare dei grumi, lasciate stare sino a quando tuttto lo zucchero non si sarà trasformato in caramello.
A questo punto aggiungete al carmello la panna, che nel frattempo avrete portato a bollore.
Fate molta alltenzione con questo passaggio perchè la panna schizza.
Aggiungete il burro e mescolate bene sino a che non si sarà completamente sciolto e avrete ottenuto una crema densa e omogenea.
Una volta freddato potete mettero in un barattolo con coperchio e conservarlo in frigo pronto per l'utilizzo.
A parte che spalmato sul pane (o direttamente dal cucchiaio), ho già in mente qualche bell'utilizzo per questa crema.
Aspettate e verdete.
P.S.: se dovessi rifare la foto al barattolo oggi a distanza di 4 giorni da che l'ho preparato vedreste il fondo di vetro ben ben ripulito
Sono stata in una steack house qualche tempo fa dove facevano questo pollo marinato alla tequila, e ovviamente mi sono ripromessa di provare a farlo prima o poi.
Devo dire che il risultato non è male.
Semplice e veloce da fare, un alternativa al solito, sciapo, petto di pollo alla piastra.
Ingredienti:
400 gr di bistecchine di petto di pollo
1/2 bicchiere di tequila
1lime
1/2 cucchiaino di paprika
sale
pepe
Preparazione:
Stendete la carne in un contenitore o in un piatto fondo, e versateci sopra una marinata preparata con la tequila, il succo di un lime, la paprica, una macinata di pepe e un po' di sale.
Lasciate a marinare per almeno un oretta, poi scolate la carne dalla marinata e cuocetela sulla piastra ben calda.
Mi raccomando il pollo deve sempre essere ben cotto.
Al ristorante lo servivano con contorno di patatine, mai io a casa ci ho messo insieme una insalata di rucola e pomodorini e devo dire che così l'ho preferita.
HI!HI! appena tolte dal fuoco nella foto si vede pure il fumo che sale della cane :D
Se c'è una cosa che non mi piace fare in cucina e il fritto.
Ora intendiamoci, non è che io sia un alieno, fritte sono buone anche le suole delle scarpe, è proprio la preparazione in se che mi indispone.
L'odore di fritto che ti si attaca addosso, che rimane sui capelli, sulle tende, e persino sulle piastrelle della cucina, questo è quello che mi da fastidio, e il motivo per cui a casa cerco di evitarlo il più
possibile, ma delle volte non ci si può proprio sottrarre.
E dietro molte insistenze della sorellina per l'antipasto del pranzo di natale ho preparato una frittura veloce di verdure e gamberi.
So che esistono varie pastelle e che ognuna è indicata per un differente preparazione, a seconda che sia verdura o pesce o altro, ma io uso sempre la tempura, è semplice, è "leggera", e fa molto etnico/giapponese.
Ingredienti:
-150 gr di farina
-150 gr di farina di riso (in alternativa vanno benissimo la fecola di patate o la maizena)
-150 gr di acqua frizzante fredda
-150 gr di birra fredda
-zucchine
-cipolla
-gamberi
(queste sono quelle che faccio di solito io, insieme ai carciofi,che sta volta però non avevo)
Preparazione:
Per prima cosa preparate quello che dovete friggere. lavate le zuchine tagliatele a bastoncini, tagliate gli anelli di cipolla e lasciateli a bagno per almeno 15/20 minuti in acqua (questo permette di rendere la cipolla meno pesante, sia per il vostro stomaco che per il vostro alito), e pulite i gamberi.
In una ciotola mescolatele due farine, poi molto velocemente unite l'acqua e la birra che avete tenuto in frigo fino al momento di utilizzarle.
Mescolate il composto ma non troppo, dovrà risultare molto denso e anche un po' grumoso.
A questo punto potete cominciare a friggere, partendo delle cose con il sapore meno forte, quindi in questo caso le zucchine, passatele nella pastella e buttatele in abbondante olio bollente, e fatele friggere per qualche minuto.
Ripetete la stessa operazione con le cipolle, e infine con i gamberi.
Fate attenzione a che la tempura rimanga fredda, altrimenti in cottura non si gonfierà come dovrebbe.
Personalmente io pesco le verdure dalla pastella direttamente con le mani.
Tenete conto che questa è una frittura "sporca" il risultato sarà quindi un po' disordinato, gocce di tempura che rimangono dentro l'olio, pastella distribuita in maniera irregolre sulle verdure, è tutto regolare.
Immagino che sia così un po' per tutti, c'è quel piatto, che da sempre quando lo mangi ha un significato speciale, che si mangia sempre e solo il quell'occasione, e che se manca sembra quansi che a tavola ci sia una sedia vuota.
Per me sono gli struffoli della mia nonna, il tipico dolce natalizio di Napoli, città d'origine del mio papà (sì lo so avrei dovuto mettere questa ricetta prima di Natale e non con ben due settimane di ritrdo, chiedo infinitamente perdono)
Nonostante io sia nata e cresciuta a Milano, questo dolce, più che il panettone, per me ha sempre significato festa.
Fin da piccola l'ho sempre sostenuto: "non è veramente Natale fino a quando la nonna non ci fa gli struffoli"
Oltretutto noi ci atteniamo fedelissimmente alla tradizione. gli struffoli si fanno solo a Natale e in nessun'altra occasione.
Dopo un po' di insistenze sono riuscita a frmi svelare la sua ricetta così li posso fare anche io (ma quelli della nonna rimangono i migliori)
Ingredienti:
350 gr. di farina
3 uova
scorza di 1 limone e di 1 arancio grattugiata
80 gr. di zucchero
150 gr. di miele
20 gr di codette colorate
olio per friggere
sale
Preparazione:
Disporre la farina su una spianatoia e impastarla con le uova e le scorze grattugiate.
Dopo aver impastato il tutto coprite l'impasto con la pellicola e fatelo riposare in frigo per un paio di ore.
Formate dei serpentelli e tagliateli in pezetti di 1/2 cm. circa.
Friggeteli in olio caldo e fateli scolare sulla carta assorbente.
In un pentolino mettete il miele con lo zucchero e qualche goccia di acqua.
Fate bollire il tutto per cinque minuti circa.
Togliete il caramello dal fuoco e lasciatelo raffreddare.
Una volta freddo versatelo sugli strufoli, in modo che tutti i "gnocchetti" di pasta ne siano ricoperti e guarnite il tutto con le codette.
Bene siamo è di nuovo il primo lunedì del mese il che significa che abbiamo finalmente il nuovo articolo di questa rubrica, a mio parere, meravigliosa. Se qualcuno si fosse perso le puntate precedenti, il tutto nasce da questo post di Monica e dalla voglia di racconatare di Donne (sì, con la D maiuscola, non è un errore di battitura) che possano veramente essere un esempio di crescita e un modello da seguire. Collaborano a questa rubrica anche: Monica di Books Land Miki di MikiInThePinkLand Sofia di Cinesofi Elena di il diario della fenice L'articolo di questo mese, scritto da Sofia, può sembrare che si discosti un po' dalla linea adottata fin ora, ma questa è, come le altre, una storia di coraggio e di forza, l'esempio di una goccia pulita nel mare. Un goccia non può cambiare il mondo ma, come disse madre Teresa, cosa succederebbe se oguno di noi tentasse di essere quella goccia?
"Prima
di tutto, ciao a tutti!
Oggi,
in questo nuovo appuntamento della rubrica mensile “Ritratto di
Signora”, vorrei parlarvi di un personaggio sicuramente distante
dai precedenti modelli di donna di cui la rubrica ha trattato, ma
altrettanto significativa.
Lo
scopo di “Ritratto di Signora” è quello di parlare di donne
vere, innamorate anche di ciò che sono e di ciò che fanno.
Ed
è così che oggi vi parlerò, della giovane 23enne cantante inglese
Adele Adkins, o conosciuta semplicemente come Adele.
Fino
a poco tempo fa non conoscevo la sua storia, ma ne sono rimasta
piacevolmente colpita.
Donna
forte e capace di combattere le avversità dopo che tutto sembrava
essere contro di lei, dando vita a bellissimi brani che in pochi
ormai non hanno ancora ascoltato, o riascoltato più di una volta.
Brani
intensi e pieni di disperazione, ma anche di voglia di riscatto, di
rialzarsi, di non lasciarsi travolgere dal dolore di essere stata
abbandonata.
Perché
le sue canzoni colpiscono, dritte al cuore? Perché parlano di
sentimenti veri, perché Adele quando canta appare infinitamente
commovente, le mani sul petto, gli occhi socchiusi e una voce
spettacolare e vibrante.
E
dire che, una ragazza come lei, che non ha mai conosciuto il padre,
mira di commenti sarcastici da parte di milioni di persone, così
diversa in un’era in cui regna la musica
di altre cantanti che il successo se lo
prendono mettendo in mostra più il loro corpo che il loro talento
Adele avrebbe potuto facilmente non rialzarsi mai più dopo che il
suo fidanzato l’ha lasciata per stare con un’altra, spezzandole
il cuore.
Invece
il suo dolore si è tramutato in parole, parole che hanno dato vita a
lettere all’uomo che l’ha abbandonata, lettere che si sono
tramutate in canzoni, canzoni che la stessa Adele ha non solo
scritto, ma di cui ha creato musica e arrangiamenti vari, tutto da
sola senza mai scoraggiarsi.
Adele
si sarebbe potuta abbattere anche a causa delle persone che la
additano, dicendo che è grassa, come se fosse un difetto, un
gravissimo difetto, in un mondo in cui il modello di donna attuale è
taglia 38, alta, magra come un chiodo, magari tinta bionda.
Lei
non si scompone, dice che la moda non è solo per le ragazze magre e
che mai rinuncerebbe a ciò che le piace, oltre alla sua musica:
mangiare bene e bere buon vino.
Forse
raccontata da me, la sua storia non colpisce, non fa effetto, ma se
ci fermiamo un po’ a pensare ci rendiamo conto di quanto sia bello
e buono che nel mondo ci siano ancora persone così.
Lei,
che scala le classifiche inglesi e americane, che è un fenomeno al
pari dei Beatles, ma rimane sempre la stessa.
Vive
ancora con la madre, dorme nella stessa camera di quand’era
piccola.
Non
si lascia condizionare dal successo, dai soldi.
Non
si fa bella come le dive di Hollywood e non diventa magra per
scacciare i pregiudizi.
Lei
ci racconta l’amore come fonte di un dolore da cui poi avviene una
rinascita, non come il piacere estremo di cui ci parla il resto della
musica di oggi.
Adele
è genuina, bella, più delle dive, perché è solo e semplicemente
se stessa.
Un
punto di riferimento per le giovani ragazze di oggi, un ammonimento a
essere e stessi, a costruirsi il successo passo dopo passo, con
fatica e dedizione, perché non e una strada facile.
Adele
ottenne il primo successo a 19 anni, caricando su YouTube un video
fatto con il proprio cellulare.
A
poco a poco, il video scalò l’intera classifica, piazzandosi al
nono posto. E lei giura di essere ancora la ragazza di allora.
E
noi le crediamo, grazie alle sue bellissime canzoni.
(Sofia) "
E quindi grazia Sofia per averci raccontato questa storia.
A tutti gli altri: per qualunque domanda, chiarimento, proposta o idea, o se volete partecipare anche voi alla nostra rubrica con un ritratto potete rivolgervi a Monica moki418@hotmail.it o Miki imaginary82@hotmail.it.
Che ne dite di iniziare il nuovo anno con una bella ricettina?
I pizzoccheri sono un piatti tipico valtellinese, si tratta di una pasta di grano saraceno, tagliata nello stesso formato delle tagliatelle, ma corta (ho reso l'idea?) di certo non è un piatto leggero, e come potrebbe esserlo un piatto che tra gli ingredienti ne ha un che si chiama colata di burro?, ma veramente buonissimo.
Dopo un po' di menrcanteggiare in famiglia, è stato questo primo il prescelto per ilpranzi di Natale.
Ingredienti:
una scatola da 500 gr di pizzoccheri
3 o 4 patate medio-grandi
200 gr. di verza (oppure bieta o ancora spinaci)
300 gr (o più) di formaggio Casera della Valtellina
250 gr di burro
qualche spicchio di aglio
salvia
formaggio grana grattugiato
Procedimento:
Pelate le patata e tagliatele a cubetti, e buttatele in abbondante acqua salata bollente, fatele cuocere per 20 minuti.
Nel frattempo lavate e tagliate la verza (io tolgo la parte dura centrale perchè non mi piace trovarmela sotto i denti, ma se a voi non crea problemi potete tranquillamente lasciala).
Trascorso il tempo buttate anche le verze e la pasta nell'acqua con le patate e cuocete ancora per 10 minuti mescolando ogni tanto in modo che non attacchino.
Intanto che la pasta cuoce mettete in una padella gli spicchi di aglio pelato, il burro e la salvia, fate sciogliere il burro, spegnete il fuoco quando l'aglio è rosolato.
Scolate la pasta, nettetela in una teglia, versateci la colata di burro, eliminando l'aglio e la salvia che ormai hanno insaporito il burro, aggiungete il casera tagliato a cubetti e un abbondate spolverata di grana.
Mescolate il tutto, per bene in modo da distribuire burro e formaggio uniformemente.
A questo punto il piatto è pronto, ma se volete far sciogliere proprio bene il formaggio, potete mettere la teglia per qualche minuto, giusto una decina altrimenti la pasta si secca, nel forno ben caldo.