Sì ci sono ancora, devo organizzarmi e cercare di riprendere in mano un po' le redini del blog.
Che sia la volta buona?!
ora bando alle ciance e passiamo subito al posti di Monica.
Il nuovo volto del terrore è alto poco
più di un metro e ha grandi occhi scuri.
Ho attirato la vostra attenzione?
Ho deciso di iniziare così questo post perché non c’è un altro modo per commentare quello che sta accadendo nel mondo.
Ho deciso di iniziare così questo post perché non c’è un altro modo per commentare quello che sta accadendo nel mondo.
Il mese scorso, mentre tutti noi
eravamo attaccati alla televisione, scossi e impauriti da quello che
stava succedendo a Parigi, è passato quasi in silenzio il massacro
messo in atto da Boko Haram in Nigeria.
Di questo gruppo avevamo già parlato
nell’articolo scritto da Federica
(http://monica-booksland.blogspot.it/2014/07/ritratto-di-signora.html)
. Ci eravamo unite a chi chiedeva a gran voce di liberare le
studentesse rapite, attraverso lo slogan #BringBackOurGirls.
Di quelle studentesse, poco si è
saputo in questi mesi. Potrebbero essere ancora nelle mani dei propri
rapitori, oppure essere state rivendute come schiave ad altri gruppi
di fondamentalisti.
Non avete anche voi l’impressione che
più il paese è povero, più l’indifferenza sia grande? Poco
importa di quello che succede “laggiù” tanto è lontano dalla
nostra vita quotidiana.
Subito dopo la strage al giornale
satirico Charlie Hebdo, subito dopo i fatti di Parigi, subito dopo il
clamore, l’indignazione tutto è tornato a spegnersi.
E dire che proprio in quei giorni gli
attivisti di Boko Haram hanno trucidato circa duemila persone nella
città di Baqa, e non contenti hanno utilizzato delle bambine di solo
dieci anni come Kamikaze, per farle esplodere nei mercati affollati
di gente.
Nessuno fa caso ai bambini
giusto? Sono piccoli, sono indifesi, possono passare inosservati tra
la gente, perché un bambino è il simbolo della purezza, della
gioia, dell’innocenza.
Quanto bisogna essere “UOMINI” per
mandare un bambino al macello? E soprattutto perché nessuno ne
parla? Prima di scrivere questo post ho rimuginato tanto! Volevo dare
un certo taglio all’articolo, ma appena ho iniziato a scrivere ho
capito che non sarei mai riuscita a trasmettere su carta quello che
volevo realmente dire. Davanti a tanto orrore, vengono a mancare
persino le parole.
Potrei stare qui per ore ad urlare la
mia indignazione, ma preferisco parlarvi di chi si è ribellato, con
forza e coraggio, a tali atrocità. Preferisco raccontarvi le storie
di Sarah, una studentessa che è riuscita a fuggire, o quella di
Zahràu una bambina di soli 13 anni il cui destino era quello di
farsi esplodere in un mercato.
Sarah ha diciannove anni ed è una
delle cinquantatre studentesse che sono riuscite a fuggire a Boko
Haram. Subito dopo essere stata rapita dal gruppo di guerriglieri,
durante una sosta ha avuto il coraggio di nascondersi tra i cespugli
insieme ad altre studentesse. In questo modo sono riuscite a sfuggire
ai loro carcerieri, e nonostante la paura di tornare a scuola le sue
parole oggi sono le seguenti:
“Sono davvero spaventata all’idea
di tornare là (a scuola). Ma non ho scelta, devo completare il mio
esame finale lasciato a metà”.
Il destino di Zahràu è ancora più
triste e infimo. E’ stata la sua stessa famiglia a lasciarla nelle
mani dei guerriglieri, la bambina (che dovrebbe avere circa 13 anni)
poteva essere utile per addentrarsi in un mercato pieno di persone e
farsi saltare in aria.
Zahràu non era sola quel giorno,
accanto a lei c’era un’altra bambina. Me le immagino, spaventate,
non consapevoli di quello che stavano andando a fare, minacciate e
indottrinate da uomini adulti, che non guardano in faccia a nulla e a
nessuno per raggiungere i loro scopi.
Appena entrate al mercato la bambina
vicina a Zahràu ha azionato la sua cintura esplosiva, e la piccola è
stata investita dalla stessa detonazione. A quel punto avrebbe dovuto
fare altrettanto, ma Zahràu è solo una bambina, spaventata si è
rialzata, ed è fuggita nell’ospedale più vicino per farsi curare.
Sarah e Zahràu sono solo due tra le
centinaia di bambine e ragazze che devono subire questo tutti i
giorni. La domanda nasce spontanea nella mia testa, come si ferma
tutto ciò? Purtroppo non ho la risposta, mi piacerebbe tanto averne
una.
Sicuramente non è con l’indifferenza,
non è ignorando quello che accade ogni giorno nel mondo, non è
pensando che tutte le persone che professano la fede islamica siano
come i guerriglieri di Boko Haram.
C’è una bella
differenza tra seguire la propria religione ed essere dei fanatici.
Sarah e Zahràu sono vive. Potranno
continuare i loro studi, hanno avuto la forza di ribellarsi ad un
destino avverso e di dire no.
No alla violenza, no al
fanatismo, no alla morte.
Spesso penso alle parole
di Malala Yousafzai, premio Nobel per la pace:
“Un bambino, un
insegnante, un libro e una biro possono cambiare il mondo”.
E’ notizia di questi giorni che
L'ONU ha finalmente rilasciato una dichiarazione ufficiale che
assegna alla Nigeria e alle nazioni vicine primaria responsabilità
nel proteggere i civili e nel far rispettare i diritti umani, e
richiama la necessità di una operazione militare locale efficace con
maggiore sostegno. Una piccola goccia può cambiare le cose, se
volete potete mantenere viva l’attenzione su questo argomento
firmando la seguente petizione
https://secure.avaaz.org/it/stop_boko_haram_terror_global/?sZDpkdb
Facciamo sì che Sarah e
Zahràu non rimangano casi isolati, non ignoriamo le loro sorti solo
perché vivono in un continente diverso e lontano. Non ci tocca da
vicino oggi, ma potremmo essere al loro posto un giorno.
http://www.ilquotidianoitaliano.it/esteri/2015/01/news/nigeria-strage-baka-boko-haram-massacra-2000-177948.html/
Da quando lo scorso Aprile funrono rapite quelle studentesse sono rimasta col fiato sospeso e la speranza che qualcosa si sarebbe mosso, a volte sembrava ci fossero delle novità, delle possibilità e poi più nulla.
E non sono solo loro. Quante vittime di queste persone (queste o altre, che sia l'estremismo islamico, o qualunque tipo di estremismo, non fa differenza, continuerò a ripetere che qui non si tratta di una questione religiosa fino a quando non rimarò senza voce) passano sotto silenzio e indifferenza.
La distanza spesso ci "aiuta" in questo, laggiù è un posto lontano e astratto, forse noi possiamo fare poco, ma parlarne e non diminticarsi è doveroso.
Come sempre potete seguire la nostra rubrica sui blog di
Daniela Un libro per amico
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