lunedì 7 luglio 2014

Ritratto di Signora: Bring Back Our Girls





Buon lunedì a tutti.
Questo mese tocca a me.
Non sarà un ritratto molto lungo o approfondito quello che state per leggere, ma era un pensiero martellante nella mia mente e sentivo di doverne parlare.

È stato difficile, ma allo stesso tempo semplice scegliere di chi parlarvi.
Difficile perché mille idee si affollavano nella mia mente, tutte belle, tutte valide.
Facile perché gira e rigira tornavo sempre allo stesso pensiero.
Personalmente ho sentito la notizia ben più tardi di quando è accaduto il tutto (due settimane o forse più), ma da allora continua a tornarmi in mente.
Lo scorso 14 Aprile più di 200 studentesse Nigeriane sono uscite per andare a scuola, e non hanno più fatto ritorno alle loro case.
A rivendicarne il rapimento è stato un gruppo di guerriglieri, che cercano di giustificare la loro distorta visione del mondo mascherandosi dietro la religione. Quella islamica.
Il gruppo estremista Boko Haram (traducibile in maniera approssimativa con: l’educazione occidentale è sacrilega), si è infatti “preso il merito” di tale azione in un video, nel quale si spiega che le ragazze, colpevoli di essere cristiane oltre che studentesse (ovviamente il gruppo terroristico sostiene che le donne debbano essere completamente analfabete), saranno convertite a forza, vendute come schiave e costrette a sposarsi.
Dopo la diffusione di questo video, lo scontento per come il governo nigeriano stava gestendo le cose è cresciuto in maniera esponenziale.
Un gruppo di donne, madri delle ragazze, ma anche solo donne solidali con loro, ha cominciato a protestare, organizzando anche una marcia di protesta, proprio per chiedere al Presidente nigeriano un maggiore impegno nella ricerca e liberazione delle ragazze.
In seguito a queste proteste, alcune delle organizzatrici sono state arrestate, colpevoli, secondo la first lady nigeriana Patience Jonathan, di voler solo infangare la reputazione del marito. Arrivando perfino a sostenere che le donne si fossero inventate tutto.
Non so voi ma questa cosa mi fa accapponare la pelle, non posso non chiedermi come una donna (ma anche un uomo) possa fare certe dichiarazioni, come sia possibile estraniarsi fino a questo punto dal dolore altrui, come fare a non sentirsi coinvolti in questo dramma?
A tutt'oggi (o per lo meno nel momento in cui sto scrivendo, magari quando pubblicheremo l'articolo le cose saranno cambiate) non si sa dove siano finite queste ragazze. 
C'è chi sostiene che siano state allontanate dal pese e vendute come schiave all'estero, ma purtroppo nessuna certezza.
Nel frattempo però, giusto un paio di settimane fa, altre 60 ragazze sono state rapite nel nord del paese.
Altre vittime che vanno ad ingrossare il numero di tutti quelli che soffrono a causa di delinquenti che si nascondono dietro la religione, ma che di religioso hanno ben poco. 
Nella speranza che presto si trovi una soluzione, è partita una protesta che grazie ad internet e ai social network sta facendo il giro del mondo.
Bring Back Our Girls” è lo slogan lanciato da Malala Yousafzai, icona della lotta a favore dei diritti umani e dei diritti all’istruzione delle ragazze, sopravvissuta a un attentato dei talebani nel 2012, che ha sottolineato l’importanza di non rimanere in silenzio di fronte ad atti di violenza come questo.
In molti vi hanno aderito, e anche noi vogliamo farlo.






 
 
 
 
 
 
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venerdì 4 luglio 2014

Frulato Arancia Carota Albicocca

 Un pomeriggio di qualche settimana fa mi sono ritrovata in casa con parecchia frutta che cominciava a diventare vecchia, e con il mio riscoperto e tanto amato frullatore.
Questo è parte del risultato di quel pomeriggio.

Ingredienti:
4 arance
6 o 7 albiccocche
200 ml succo di carota

Procedimento:
Pelate le arance eliminando anche la parte bianca  e fatele a pezzettoni, lavate le albicocche e eliminate il nocciolo, frullate il tutto con il succo di carota.
Io non aggiungo zucchero, ma devo ammettere che questo frullato risulta un po' aspro.
Ne è venuto fuori circa un litro di frullato, bello denso.