giovedì 26 giugno 2014

Insalata Salmone e Sesamo

Ecco un'altra insalata semplice e fresca per un pranzo o una cena leggera e veloce.

Ingredienti:
50/60 gr di salmone affumicato (circa tre fette)
10 foglie di lattunga (o l'insalata che preferite, come al solito)
1 cucchiaio di patè di carciofi
1 fetta di pane
1 cucchiaio di semi di sesamo
succo di mezzo lime
olio extravergine d'oliva
sale

Preparazione:
Fate tostare la fetta di pane e tagliatela a cubetti.
Lavate e asciugate l'insalata.
Spezzettate un po' le foglie e mettetele in una ciotola.
Tagliate a strisce le fette di salmone e unitele all'insalata insieme  ai crostini di pane.
Aggiungete il sesamo, il succo di lime e il patè di carciofi.
Mescolate bene il tutto e se necessario aggiustat di olio e sale (personalmente non ho aggiunto ne l'uno ne l'altro, l'olio del patè di carciofi secondo me era più che sufficiente e il tutto era già abbastanza saporito da non necessitare di sale)

domenica 15 giugno 2014

Muffin cioccolato e fave di Tonka

Ho controllato le ricette pronte nelle bozze del blog e mi sono accorta di avere praticamente solo frullati.
Questa è l'unica altra che ho pronta, prometto che m adopererò quanto prima a completarele altre.
E dopo il temporale notturno l'aria è decisamente più fresca che nei giorni scorsi quindi potrebbe essere l'occasione buona per accendere il forno.
Insomma ho comprato queste Fave di Tonka lo scorso dicembre ad una fiera. Neanche sapevo cosa fossero, io cercavo le bacche di vaniglia, e il tizio della bancarella ha tirato fuori questi specie di semi rinsecchiti, dicendomi che potevano essere utilizzati al posto della vaniglia.
Hanno un sapore erbaceo, decisamente particolare.
Fin ora li ho usati un paio di volte soltando esattamente nel modo suggeritomi e cioè sotituendoli alla vaniglia (su per giù una bacca di vaniglia l'ho sostituita con 1/3 di fava di tonka).
Però avevo fatto una ricerca di qualche ricetta, in cerca di nuovi spunti, o qualche abbinamento più particolare.
Questa ricetta è frutto di quella ricerca (volendo potete comunque perparare questi muffin senza le Fave di Tonka), purtroppo l'ho appuntata talmente tanto tempo fa che non ricordo più dove l'ho presa.

Ingredienti:
200 g di carote tritate finemente ed asciugate con carta assorbente
2 uova
120 ml di olio di girasole
15 g di cacao
Un pizzico di sale
½ bustina di lievito
180 di farina
150 g di zucchero di canna
Fava tonka q.b.

Preparazione:
Montate a lungo le uova con lo zucchero e il pizzico di sale e unire a filo l’olio. Aggiungere la farina, il cacao il lievito(setacciati precedentemente)e una bella grattata di fava tonka. In ultimo unite le carote mescolate accuratamente e versate il composto nei pirottini e cuocete a 170° per 20/25 minuti.

giovedì 12 giugno 2014

Vegan Milkshake al Te Matcha

Tranquilli non ho intenzione di chiedervidi accendere il forno con questo caldi infernale, capisco che non tutti sono pazzi come me.
Quindi ecco qui una merenda fresca per un cado pomeriggio
Ve l'ho detto che ho scoperto le gioie del frullatore giusto?
Questo è l'ultimo esperimento che ho fatto per la merenda.
Ho voluto usare il latte di riso perchè nonostante io non abbia intenzione di diventare vegetariana o vegana, spesso mi incuriosisce provare a sperimentare gusti sapori e consistenze differenti.
Tempo fa (taaaaaatno, ma taaaaaaanto tempo fa) provai il latte di soia ma non mi piacque per nulla, e anche se penso che dovrei dargli un'altra possibilità per il momento ho deciso di provare con il latte di riso, che comunque trovo abbia un costo assolutamente improponibile, e infatti ho trovato la ricetta per farlo in casa, ancora non l'ho provata, ma se gli esperimenti con il mezzo litro di latte che ho comprato andranno a buon fine conto di produrmelo da sola in futuro.

Ingredienti:
-200 ml di latte di riso circa
-3/4 di bicchiere di cubetti di giaccio (circa 8-10 cubetti)
-1 cucchiaino di te matcha

Preparazione:
Mettete il ghiaccio, il latte freddo (ovviamente potete anche usare latte vaccino o di altro tipo), e un cucchiaino di te matcha nel bicchiere del frullatore e frullate il tutto per un minuto o due, fino a quando non avrete ottenuto una consistenza uniforme.
Io non ho aggiunto zucchero, ma, ovviamente,è una cosa che va a gusto personale

giovedì 5 giugno 2014

Insalata Gamberi e Agrumi

Fino a circa un paio di anni fa l'insalata per me non andava oltre il semplice contorno, prendevo un po di foglie le buttavo nel piatto e via.
Anzi ad essere sincera non l'ho mai amata particolarmente.
Da quando però sono stata dalla nutrizionista improvvisamente l'insalata è diventato il piatto principale dei miei pranzi e cene.
Anche se inizialmente mi sembrava di essermi trasformata in una capra, ho cercato di provare vai abbinamenti per renderle un po' più sfiziose.
Anche ora che non seguo più la dieta della nutrizionista così strettamente come quando ero sotto controllo continuo a mangiaerne grandi quantità.
Ora poi che si avvicina l'estate cosa c'è di meglio di una bella insalata?

Ingredienti:
7/8 gamberi
10 foglie di insalata foglia di quercia (questa è quella che ho usato io, mi piacciono le insalate verdi, non amo quelle croccanti, ma potete usare l'insalata che preferite, ovvio)
1 lime
1 arancia
1 cucchiaio di olio extravergine d'oliva
sale e pepe

Preparazione:
Queste sono le quantità che ho usato per fare una porzione di insalata che ha costituito la mia cena.
Se usate gamberi freschi lavateli, puliteli e fateli sbollentare per 3/5 minuti, scolateli e lasciateli raffreddare.
Lavate l'insalata e asciugatela (io ho scoperto le gioie della centriguga per insalata, avete presente? non l'avevo mai usata, ora invece è perennemente fuori eh!eh! -sono come i bambini-)
Spezzettate le foglie a metà, in modo da renderla più comoda da mangiare.
Unite i gamberi ormai freddi.
Spremete il lime e mezza arancia, unite l'olio (io ho trovato che un cucchiaio scarso fosse più che sufficiente) e sbattete insieme il tutto per formare una specie di vinagrette.
Il resto dell'arancia pelatelo a vivo e mescolatelo all'insalata.
Condite con la vinagrette di agrumi.
Salate e pepate a piacere.


martedì 3 giugno 2014

Ritratto di Signora: La Ragazza Afgana








Visto che ieri era un giorno di festa abbiamo rimandato il nostro appuntamento ad oggi.
E questo è quello che Monica ha scritto per noi


Come ormai avrete capito, voi che mi seguite da un po’ di tempo, la fotografia è una delle mie passioni.
Poter fermare un momento in un frammento fotografico è qualcosa di veramente unico, lascia un’impronta e permette a noi stessi di ricordare cose del passato, momenti belli o brutti che siano.
Ci sono poi immagini che rimangono scolpite nella mente delle persone, fotografie famose in tutto il mondo ed è proprio qui che inizia questa storia.

Era una splendida mattina assolata, e mentre aspettavo che la mia dolce metà finisse di far colazione mi ritrovai a sfogliare un libro di fotografia.
A dire la verità era stata la copertina del libro ad attirare la mia attenzione, d’altra parte con un viso del genere era praticamente impossibile non rimanere folgorati.





Da quel giorno, sperduti in un ranch Canadese, in cui stavamo passando la nostra Luna di Miele, la mia passione (o ossessione chiamatela come volete) per questa immagine è cresciuta a dismisura.

Più guardavo la foto, più mi chiedevo chi fosse quella giovane ragazza. I suoi occhi fieri sembravano sfidarmi, e mi chiedevo quale fosse la sua vera storia.
Le poche parole che accompagnavano la foto (scattata dal gradissimo fotografo del National Geographic, Steve McCurry) parlavano di lei come una giovane profuga Afghana.
Il fotografo l’aveva incontrata, nel 1984, in un campo profughi a Nasir Bagh in Pakistan, vicino alla città di Peshawar; campo che ospitava i rifugiati fuggiti dall'Afghanistan occupato dai sovietici.

Al momento dello scatto la ragazza doveva avere circa dodici anni, era orfana ed era riuscita a raggiungere il campo con la nonna e i fratelli.
Poche righe che non rendevano giustizia a quel viso. Inutile dire che volevo saperne di più.

Il bello di questa storia, è che tutto il mondo era rimasto folgorato da quell’immagine. Quando uscì per la prima volta (nel 1985) sulla copertina del National Geographic tutti si chiesero chi fosse veramente quella ragazza, e soprattutto cosa ne fosse stato di lei.

In un paese perennemente in conflitto quante possibilità c’erano di riuscire a ritrovarla e scoprire di più sulla sua storia?

Nel 2002, esattamente un anno dopo il mio viaggio di nozze, Steve McCurry e il National Geographic decisero di intraprendere una nuova spedizione per ritrovare “la ragazza Afghana”.

Non era un periodo facile, non lo è tutt’ora per quei luoghi. La ferita lasciata dagli eventi dell’Undici Settembre era troppo fresca e il mondo guardava a quel paese come al luogo di tutti i mali del pianeta. Eppure, tra diffidenza, disperazione e guerra, una giovane donna stava per essere ritrovata.

Il giorno in cui vidi la nuova copertina del National Geographic rimasi scioccata. Avevo seguito la vicenda, ma non ero pronta a quello che avrei visto sfogliando il giornale.






Mi ricordo che tornai a casa con il giornale stretto tra le mani. Era arrivato il momento di saperne di più su di lei, chi era veramente, cosa aveva fatto in tutti quegli anni? Così arrivata a casa mi accoccolai sul divano pronta a leggere l’articolo, che tanto avevo atteso.
Prima di tutto, devo dire che la redazione del National Geographic ha fatto diversi esami per essere sicura di aver trovato la persona giusta. Tra questi, l’articolo iniziale parlava di un esame dell’iride, che è un po’ come quello delle impronte digitali.. non c’erano dubbi, la donna che Steve McCurry aveva ritrovato era proprio la stessa ragazza.

Con un timore quasi reverenziale, guardai per la prima volta il viso di Sharbat Gula, quasi vent’anni dopo il primo scatto. 


McCurry, e la troupe del National Geographic, erano riusciti a trovarla grazie ad un uomo che l’aveva riconosciuta. Sharbat aveva vissuto per anni nel campo profughi, insieme ai fratelli, e poi era riuscita a tornare nella sua terra di origine e viveva insieme al marito e ai figli sulle montagne.


Credo che sia stato scioccante per McCurry trovarsi di fronte una donna completamente diversa da quella fotografata tanti anni prima. Per me lo è stato, tanto che inizialmente mi ero convinta che non fossero la stessa persona.

In occasione di una mostra, qualche anno dopo mi sono recata a Modena per vedere con i miei occhi quelle fotografie.


 
Osservando le foto a grandezza umana, alla fine mi sono convinta. La persona fotografata nel 2002 è la stessa del 1984. Il problema vero, è ciò che questa donna ha dovuto passare negli anni.

La condizione della donna Afghana, sotto il regime talebano, è sicuramente una delle più difficili da comprendere. Queste sono solo alcune delle restrizioni a cui vengono sottoposte:

- Completo divieto per le donne di lavorare fuori di casa, il che vale anche per insegnanti , ingegneri e la maggior parte dei professionisti. Solo alcune donne medico e infermiere hanno il permesso di lavorare in alcuni ospedali a Kabul.
- Completo divieto per le donne di attività fuori della casa se non accompagnate da un mahram (parente stretto come un padre, un fratello o un marito)
- Frustate in pubblico per le donne che non hanno le caviglie coperte.
- Lapidazione pubblica per le donne accusate di avere relazioni sessuali al di fuori del matrimonio. 
- Divieto per le donne di ridere ad alta voce.
- Divieto per le donne di indossare vestiti colorati vivaci. 
- Pittura obbligatoria di tutte le finestre cosicchè le donne non possano essere viste da fuori delle loro case.

Ne avrei tante altre da scrivere, ma credo che queste siano più che sufficienti a descrivere il mondo in cui una donna come Sharbat è cresciuta. Se a questo aggiungete un paese perennemente in guerra, è facile capire come quello sguardo fiero si sia trasformato in quello che vediamo nelle foto sopra riportate.

Non è facile per me parlare di questi argomenti, non giudico nessuno, ma al tempo stesso mi è sempre stato insegnato che in quanto persona io posso esprimere il mio parere su ogni argomento. Posso vestire come meglio mi aggrada, ho avuto la possibilità di studiare e di formare una mia personalità.

In questi ultimi anni, per fortuna, ci sono associazioni che stanno lavorando sul campo Afghano, per permettere alle donne di emanciparsi, di trovare una loro posizione e soprattutto per non dover più guardare negli occhi una donna come Sharbat e leggervi quel velo di tristezza infinita.

https://www.youtube.com/watch?v=Hw8TG8kC3H0  (non so per quale motivo ma non mi fa mettere il video, vi lascio il link)

A queste donne coraggiose, va tutta la mia stima. A loro dico di non arrendersi e di continuare a credere che un futuro migliore può nascere, se lo si vuole e ci si crede.

Il mio ultimo pensiero va alla giovane Sharbat, a quella ragazzina inconsapevole che si è lasciata fotografare in un campo profughi. A lei che si è arrabbiata quando ha rivisto la sua foto per la prima volta vent’anni dopo, perché i vestiti erano sciupati, a lei che con i suoi occhi ha ispirato milioni di persone, alla donna che poteva essere e alle nuove generazioni che verranno.. spero in un futuro luminoso per tutte loro.

fonte: 

Proprio ultimamente mi era capitato di vedere su giornale le due foto de La Ragazza afgana, e proprio come Monica la mia prima reaione era stata di shock.
Purtroppo le foto erano solo messe lì un prima e dopo folgorante, ma non raccontato.
E la curiosità di saperne di più è rimasta. 
La realtà che ci ha raccontato Monica, purtroppo non è nulla di nuovo o di più di quello che già sappiamo, ma ogni volta che sento queste cose non riesco a capacitarmene.
Non voglio certo mettermi a discutere su  tradizioni e usanze diverse dalle  nostre, ma non è certo così che dovrebbe essere la vita di queste (di tutte) le donne. Queste azioni non devono e non possono essere giustificate o nascoste dietro un distorto spirito religioso,che di religioso ha solo il nome.
Per fortuna qualcosa, anche se sempre troppo poco e troppo piano, si sta muovendo, e anche io continuo a sperare che il loro futuro sia migliore di così.

Come sempre potete seguire la nostra rubrica sui blog di
Daniela  Un libro per amico

E potete venirci a trovare sulla nostra pagina Facebook