lunedì 1 dicembre 2014

Ritratto di Signora: Margherita Hack

Ed eccoci al primo lunedì del mese, che in questo Dicembre corrisponde anche al primo giorno del mese.
Per la rubrica di oggi, torna a trovarci la scrittrice Bianca Marconero, dopo il suo ritratto su Rita Levi Montalcini, un'altra grande donna che ha dedicato la sua vita alla scienza, ma che poter "conoscere" ci arricchisce interiormente  e non solo a livello accademico.



Exempla, vite di santi, e viaggiatori, il vangelo stesso sono la prova che alle persone come me e come voi le biografie dei grandi interessano eccome. Le ragioni sono lampanti e credo si possano riassumere in due parole: edificazione e consolazione. L'esempio illustre , infatti, ci pone un obiettivo ideale. Qualcosa a cui si tende. Un motivational che ci appiccichiamo, da qualche parte, nella coscienza. Ma, se accantoniamo per un attimo il valore totale della parabola di una vita -e il suo contenuto 'edificante'-, quello che amiamo, quello che resta, quello che consola e nel quale ci si riconosce non è il successo, ma il fallimento. Il fallimento come parte del percorso, il fallimento come banco di prova della determinazione. Scuotiamo il capo mentre Giuseppe Verdi viene respinto dal conservatorio di Milano; battiamo una pacca sulla spalla di Arthur Conan Doyle mentre si vede rifiutare Uno studio in rosso, e, ovviamente, massima solidarietà ad Albert Einstein, bocciato in matematica. Poco ci importa che alcune di queste cose, in effetti, non siano mai accadute, questi tre aneddoti biografici ci dicono che agli sbagli si può rimediare. E la cosa, ovviamente, ci piace. Quindi al grido di "c'è chi ha fatto peggio" e di "c'è sempre una speranza" hanno trovato consolazione milioni (forse miliardi) di musicisti, scrittori e studenti, negli ultimi 180 anni. E, considerando che nel 1921 Albert era già premio Nobel per la Fisica e dando per vera la nota 'agiografica' sulla più celebre bocciatura di tutti i tempi, si sarebbe consolata anche Margherita Hack, quando, in seconda 
ginnasio, si ritrovò rimandata in matematica. 
Già quella Margherita Hack, docente di astronomia, membro dell'accademia dei Lincei, presenzialista della divulgazione scientifica: rimandata in matematica. Questo è ciò che mi piace nelle parabole di una vita: i dettagli imperfetti, di cui potrei tessere un elogio, citando un'altra grandissima italiana. Ma non lo faccio. Parlo invece, per quel che posso, di Margherita.
Io e lei ci assomigliamo. Certo, sto a lei come il granello di sabbia sta alla montagna, ma l'ho sempre sentita molto vicina. Abbiamo cose in comune. L'approccio alla moda, per esempio. La sua unica regola era che un indumento doveva farla sentire a suo agio. Ecco. Esattamente come me. Ho un guardaroba in cui ci sono repliche, in gradazione cromatica, degli stessi indumenti di comodità certificata. Secondo punto che abbiamo in comune: l'università. Ci siamo entrambe iscritte a Lettere. Lei la scelse perché gli unici laureati nella cerchia dei suoi genitori erano passati per Lettere. E per me fu lo stesso: approdai all'inferno in mancanza di un quadro decente dell'offerta universitaria e, in seguito, la mia pigrizia -noto fattore di crescita della massa inerziale- fece il resto. Come una biglia sparata nel vuoto, proseguii nel mio moto perpetuo. Lei invece no. Lei non perseverò. «Capii subito di aver fatto un errore madornale» scrive. «Mi dissi
ho sbagliato strada!"». Quindi si iscrisse a Fisica, dopo un solo giorno trascorso alla facoltà di Lettere.
Tornando alle analogie, condividiamo una certa passione per la due ruote e, proprio come me, la Hack ha cercato di mediare il suo contenzioso con Dio presentandosi in chiesa e parlando coi preti. Non è andata bene a nessuna delle due. Ci sono troppi preti che non sanno parlare di un Dio plausibile. E ancor di più che sono cattivi ministri. Pensare che il loro datore di lavoro sia un essere infallibile sembra pura ostinazione contro l'evidenza. Oppure
fede, fate voi.
Certo, resta la questione del libero arbitrio, ed è solo per questo che, a differenza della mia illustre omonima, non sono ancora approdata a un ateismo radicale.
Qui mi fermo, ma vi giuro che potrei continuare l'elenco di cose che abbiamo in comune. Ma mi fermo, dicevo, perché Margherita all'età di 91 anni suonati ha chiuso gli occhi e ha salutato tutti. Restano una pletora di testi, filmati di interventi televisivi, contributi alla divulgazione e al mondo accademico. La voce resta, esattamente come la luce di quelle stelle ormai spente, che ancora viaggia fino a noi e le fa sembrare vive, accese nel cielo. La voce resta, e che altro?
La domanda me la faccio perché, come dicevo prima, non sono atea. Non credo fino in fondo nel Dio dei cristiani, ma considero comunque la sopravvivenza dello spirito come una possibilità; ne segue che considero anche il
paradiso (o comunque lo si voglia chiamare), come una possibilità.
Per questa ragione mi sono fatta una domanda. Ragionando per assurdo e dando per certo il paradiso, come luogo deputato alla gloria delle anime giuste, cosa succede agli atei?
Ci si salva per meriti oggettivi e oggettivamente 'cristiani' o bisogna per forza avere la tessera del partito? È un esame in cui è obbligatoria la frequenza, o basta dimostrare di avere i requisiti minimi della decenza umana?
Quindi, col massimo rispetto e in puro spirito dialettico, cosa sarebbe successo SE in quel 29 giugno del 2013 l'anima di Margherita Hack, atea e presidentessa degli agnostici, fosse arrivata davvero alle porte del paradiso?
Con molte licenze poetiche, io immagino che sia andata così.
din don
«Un altro?» domanda Mister P. scambiando uno sguardo con l'angelo portinaio. «E io che pensavo di staccare. Vedi un po' chi è, Gennaro! E speriamo di far presto». Gennaro, l'angelo portinaio, si dilegua; Mister P. prende un libro che immagineremo di proporzioni bibliche. Lo sfoglia e intanto torna l'angelo. «Si chiama Margherita» dice, trattenendo l'affanno (e su questo punto sospendiamo l'incredulità e accettiamo una visione antropica dell'altrimenti misteriosa fisiologia degli angeli).
«Margherita come?»
L'angelo controlla meglio. «Margherita Hack, ma tranquillo, capo» aggiunge in affanno, «sembra un caso semplice: è atea».
«Ah. Nessuna conversione sul letto di morte?» è una domanda d'ufficio, Mister P. deve farla, così sta scritto.
«No. Era un'astronoma».
Atea, scienziata. Non potrebbe essere così semplice neppure se si fosse ripresentato Charles Darwin in persona. Questo caso si archivierà alla velocità della luce. Ma Mister P. è zelante. E fermo restando che è suo dovere mettere a verbale la violazione del punto uno e del punto due del Decalogo, chiede comunque il resoconto del resto delle infrazioni.
«Che mi dici del punto tre? Ha nominato il nome di Dio, invano?»
L'angelo arrossisce. «Capo, non ho moltissimi dati, ma era toscana. Fiorentina».
«Ah, ah» esclama con l'aria trionfante. «Progenie di Capaneo! Bestemmiatori certificati».
«Già, ma sa, capo, c'è quella direttiva recente…»
«Quale?»
«Insomma la toscana è regione a statuto speciale. Il boss ha deciso di non essere troppo fiscale. Non lo fanno mica per disprezzare l'Onnipotente. È un intercalare. E poi, nel nostro caso, Margherita ce l'aveva più con gli essere umani che hanno -perdoni la parola-
inventato Dio. Aspetti…» si infila una mano in tasca tira fuori un libro, lo apre a colpo sicuro. «Ecco cito testuale non solo abbiamo inventato un creatore che vive nei cieli. Ma pecchiamo così tanto di presunzione da avergli dato la nostra faccia. Ecco era il dio a immagine e somiglianza, a non piacerle. Prova dell'egocentrismo umano. E poi, sì, ce l'aveva con il clero. Ma anche il boss» e indica in alto, «ce l'ha col clero, perché, con rispetto parlando, lì nel mucchio non è che ci sono solo stinchi di santo. E non parlo delle Crociate, anche se la propaganda ancora le rinfaccia. E neanche dell'Inquisizione. Ma di tutta l'altra roba brutta veramente, che succede adesso…»
«Non si fa guerra al clero, in nessun caso» pontifica. «Non si fa»
«Si, capo, però non ha risparmiato neppure i fascisti, eh! Era ancora al liceo quando ha difeso gli ebrei. Per via delle leggi razziali! E lo ha detto ad alta voce, quando dirlo ad alta voce non era una faccenda senza conseguenze» lancia uno sguardo allusivo. «Ha rischiato l'espulsione
da tutte le scuole del regno! E, mi corregga se sbaglio, capo, ma non è nella nostra politica spedire all'inferno chi si batte per le ingiustizie, perché, lei mi insegna i santi martiri…»
«Ho il quadro. Grazie» lo interrompe. Mister P. ci pensa un attimo poi lascia in sospeso il punto tre. Né a favore né contro. Neutrale. Siamo sempre 2 a 0 a favore dell'Inferno. «Passiamo oltre: che mi dici del punto quattro? Lavorava di sabato?»
«Signore, con tutto il rispetto, era italiana. Lei ha presente il governo Monti? Hanno liberalizzato gli orari. Se hai la fortuna di avere un lavoro, lo fai anche di sabato. Sono tempi duri, capo».
«Torniamo al soggetto» dice. «Cosa faceva nel week end?»
L'angelo sfoglia il suo quaderno. «Se la spassava, direi! Giocava a pallavolo. L'ha fatto fino a ottant'anni. E poi scampagnate in bicicletta. Le è capitato qualche volta di tornare a casa con piccoli animali abbandonati. Li adottava».
Mister P. guarda la casella. E alla fine lascia in sospeso anche il punto quattro. Vince ancora l'inferno, ma comincia a sospettare che sia possibile una rimonta.
«Sull'onorare il padre e la madre, che mi dici?»
L'angelo annuisce. «Rispetto, amore, affetto, considerazione. Figlia ideale».
Un punto per il paradiso. Magari il punto della bandiera, ma intanto...
«Ha ucciso?»
«Macché scherza? Manco gli animali mangiava. Vegetariana dalla nascita. Le ripugnava l'idea di ingoiare qualcosa che era stato vivo, prima di essere morto. Direi che sul punto
non uccidere era un'integralista».
Pareggio. Inferno 2 paradiso 2. Sono tempi complicati, non è più facile mandare all'inferno neppure gli scienziati… Mister P. scuote il capo. «E la vita privata?»
«Monogamia associata a una longevità notevole. Sono arrivati insieme alla fine. E si erano incontrati da marmocchi. Aldo, il futuro marito, aveva tipo 10 anni e lei 8. Erano al Bobolino d'estate. Aldo voleva giocare a palla e Margherita ne aveva una» ammicca. «Sa come vanno queste cose».
Mister P. non lo sa, ma immagina. «Hanno vissuto nel peccato, però!»
«No, sposati in chiesa».
Oh diavolo! 3 a 2! Il paradiso passa in vantaggio.
«Ha desiderato la roba d'altri?»
«No, era comunista».
Mister P. rizza la schiena. Potrebbe essere la svolta, i politici sono figli dell'inferno. «Si è sicuramente appropriata di qualche seggio, solo per arricchirsi alle spalle del suo paese».
«A dire il vero ha vinto un seggio, ma ha rinunciato. Poi ne ha vinto un altro e lo ha ceduto».
«Ne sei certo?»
«Sicuro sì».
Mister P. guarda il risultato. 4 per il paradiso, 2 per l'inferno. Ci sarebbero ancora due punti per la falsa testimonianza e il desiderio della roba d'atri. Ma qualcosa gli dice che non farebbero altro che aumentare il divario. Ha vinto il paradiso.
A questo punto stabiliscono che Margherita Hack, scienziata, sì, ma anche ecologista, animalista, attivista per i diritti civili merita la gloria dei cieli. E io sono d'accordo. Non sono del tutto sicura però che una volta che le hanno dato il permesso di entrare e accomodarsi, lei lo abbia fatto davvero.
Su questo finale, il vero finale, lascio pensare al lettore ciò che vuole e mi riservo di chiederlo alla diretta interessata, se mai ci incontreremo davvero, da qualche parte. Dall'altra parte.


bibliografia minima.
La mia vita in bicicletta – Ediciclo, 2011
Nove vite come i gatti – Rizzoli, 2012
Dove nascono le stelle- Sperling & Kupfer, 2004
Vi racconto l'astronomia- Laterza, 2002

Ritratto eseguito sulle note de "Il Piccolo Diavolo - OST" di Evan Lurie.

Ho riso e sorriso leggendo leggendo questo tragicomico resoconto davanti le porte del paradiso, ma che esso esista o meno, che ci crediamo o no, la vita di Margherita Hack è sicuramente un esempio per tutti, credere in quello che si dice, fare quello in cui si crede.

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martedì 25 novembre 2014

Noodles Funghi e Gamberi

Il nome giusto per questo piatto dovrebbe essere "noodless svuota frigo/freezzer".
Di solito quando sto a casa da sola non ho voglia di mettermi a cucinare, prendo un po' di insalata, ci butto dentro quello che capita e mi arrangio così, però oggi aprendo il freezzer per mettere via la spesa ho visto un sacchetto con dentro delle code di gambero, e uno con un pugno di funghi, che stazionano lì da troppo tempo.
Ho quindi pensato di mettere tutto in padella e vedere cosa ne saltava fuori.
Anche tutti gli altri ingredienti che ho utilizzato vagavano in giro per la cucina, qualcuno da più tempo, altri decisamente più freschi, il punto è che è una ricetta un po' arrangiata, ma il risultato è ottimo.
Come ho detto all'inizio, ho cucinato solo per me, quindo questa è la dose (un po' approssimativa) per un piatto solo, ma facilmente adattabile, a più persone.

Ingredienti:
70/80 gr di  noodles
1/4 di cipolla
2 o 3 funghi
5 o 6 code di gambero
1 uovo
salsa di soya
semi di sesamo nero
olio

Procedimento:
In una wok fate scaldare l'olio.
Affettate la cipolla e mettetala a soffriggere, aggiungete poi i funghi affettati (i miei erano quelli surgelati e li ho messi in padella prendendoli direttamente dal freezzer).
Aggiungete poi le code di gambero pulite (se come me avete quelli sugrelati lasciateli un po' sotto l'acqua corrente, si sgeleranno nel giro di un minuto o due), private del carapace e del filetto nero.
Nel frattempo fate bollire un pentolino con dell'acqua leggermente salata, e cuocete i noodles per circa tre minuti (anche meno, per i miei gusti infatti erano leggermente scotti).
Scolate la pasta e fatela saltare nella wok.
Rompete l'uovo a lato della wok e quando comincia a rapprendere fate saltare ancora la pasta aggiungendo anche un po' (io ne ho messa circa un cucchiaio) di salsa si soya.



giovedì 13 novembre 2014

Lassi di Mango

Tra i tanti frullati che volevo provare il Lassi di Mango mi incuriosiva molto.
Questa bevanda è molto diffusa in India, dove pare la si possa trovare ad ogni angolo, la particolarità sta nel fatto che si abbinino al sapore dolce della frutta il gusto più forte delle spezie.
Il più diffuso è proprio quello al mango ed è poprio da quello che sono voluta partire.

Ingredienti:
1 mango maturo
200 gr di yogurt bianco magro
100 ml di acqua
1 cucchiaio di zucchero
1 cucchiaino di cannella

Procedimento:
Pelate il mango, privatelo del torsolo duro centrale e taglatelo a cubetti.
Mettete il mango nel frullatore con lo zucchero, l'acqua e la cannella e frullate il tutto molto bene.
Dopo aver frullato, se volete rendere il tutto più liscio passate la bevanda in un colino in modo da eliminare le fibre del mango. (io non lo faccio perchè mi pace la consistenza vellutata e leggermente densa che si ottiene con la sola frullatura)
Servite fresco, con una spolverata di cannella a decorare.



lunedì 10 novembre 2014

Biscotti

Non esattamente una nuova ricetta, ma volevo mettere anche qui le foto di alcuni biscotti decorati con pasta di zucchero che ho fatto ormai un paio di mesi fa.
Uno spunto per dei dolci semplici, buoni e molto scenografici.
La ricetta base è della semplicissima pasta frolla, arricchita però con qualcosa che la renda più sfiziosa come cioccolato o frutta secca.

Ingredienti:
500 gr di pastafrolla (preparata con l'aggiunta di 1/2 bustina di lievito)
un bicchiere circa di gocce di cioccolato bianco e mirtilli rossi
200/300 gr di pasta di zucchero
miele/marmellata/sciroppo d'acero
pennarelli alimentari

Preparazione:
Dopo aver impastato e steso la pastafrolla stendetela ad un'altezza di circa 1/2 cm tagliate i biscotti con un coppapasta circolare.
Mettete i biscotti  su di una teglia con carta da forno e infornateli a 180 ° per 15 minuti circa.
Una volta che i biscotti saranno cotti fateli freddare.
Stendete la pasta di zucchero aiutandovi se necessario con dello zucchero a velo per fare in modo che non si attacchi al tavolo.
Con lo stesso coppapasta utilizzato per i tgliare i biscotti tagliate la pasta di zucchero.
Spennellate i biscotti con della marmellata (o miele) e incollate la pasta di zucchero.
Siccome metre ero già a questo punto mi sono resa conto che in casa non avevo ne miele ne marmellata, frugando nella dispensa l'unica cosa appiccicosa che sono riuscita a trovare è stata lo sciroppo d'acero, devo dire che il risultato è stato ottimo, sia a livello di adesivio, sia di sapore. Lo sciroppo d'acero ha aggiunto una nota affumicata che stava veramente bene con il gurto dei biscotti.
Utilizzando i pennarelli alimentari ho dato fondo a tutte le mie abilità artistiche e mi sono divertita a creare dei disegni diversi per ognuno.



Tempo fa avevo acquistato anche un "timbro" e finalmente l'ho potuto utilizzare, dopo aver incollato la pasta di zucchero sui biscotti l'ho pressata con il timbro e poi l'ho colorata.



martedì 4 novembre 2014

Ritratto di Signora: Donne vittime di violenza

Buongiorno.
Avrei dovuto postare ieri la nostra rubrica, sapendo che non sarei stata a casa tuto il giorno avevo pensato di programmarlo in modo tale che all'ora da me stabilita fosse online puntuale come ogni mese.
Ecco, non chiedetemi che ho combinato, ma ivece ho cancellato tutto.
Bah lasciamo stare, e passiamo subito alle parole di Daniela.

 
Non è stato semplice decidere a quale donna dedicare questa puntata, ogni idea mi sembrava poco interessante. Dopo aver riflettuto a lungo - e dopo essere stata nuovamente tempestata da notizie di cronaca letteralmente inconcepibili - ho deciso di parlarvi non di una donna, ma di tante donne, le Donne vittime di violenza.
Mogli, mamme, figlie, cugine, nipoti, amiche, fidanzate...donne! Donne che hanno sempre guardato con sospetto l'ignoto, perchè fin da piccole ad una donna insegnano di non dare confidenza agli estranei, di non camminare da sola, di notte, in una strada buia, di chiudere sempre bene la porta a chiave per evitare di essere rapinate, violentate, uccise.
Nessuno dice mai ad una bambina: "piccola mia cerca il grande amore, sposati, fai dei figli ma fai attenzione, non abbassare mai la guardia perchè tuo marito, il tuo campagno, il padre dei tuoi figli, l'uomo che dorme in fianco a te ogni notte, potrebbe essere così folle da ucciderti per gelosia, per possessività o anche solo per liberarsi di te!"
Siamo state abituate ad avere paura dell'uomo nero, ma se l'uomo nero fosse proprio quello che abbiamo accanto e che abbiamo scelto?
In Italia ogni minuto - il tempo di un caffè - due donne subiscono violenza.
In Italia ogni tre giorni una donna viene uccisa.
Dati che fanno fa accapponare la pelle.
E la morte avviene per mano di un familiare, qualcuno che dovrebbe avere lo scopo di proteggere.
Purtroppo poi solo in rarissimi casi l'omicidio avviene per un raptus, generalmente è il culmine di lunghi periodi di violenza e maltrattamenti da cui le donne non hanno saputo - o voluto per paura - fuggire.
Solo nel 2013 sono state uccise 135 donne e siamo a 92 donne per il 2014 calcolate fino al 8/10/2014 (fonte http://prosmedia.org/osservatorio-sul-femmicidio/)e questo numero si riferisce ai casi certi, quelli dove il colpevole viene scoperto; ci sono poi tutte quelle donne che scompaiono senza lasciare traccia e per la cui sparizione mariti o familiari di vario genere e ruolo sono indagati ma non ancora condannati. Moltiplichiamo questi numeri per il resto del mondo ed avremo dei risultati assurdi, incredibili, inconcepibili!!! 


E nella maggior parte dei casi si parla, purtroppo, di tragedie annunciate.
Per preparare questo post ho fatto ricerche per circa un mese e mentre facevo ricerche continuavo ad imbattermi in notizie nuove. Giorno dopo giorno i casi aumentano ed io resto sempre più addolorata perchè a parte quelli di cui si parla più, ce ne sono tantissimi altri a cui vengono dedicate poche righe e finiscono nel dimenticatoio.
E' per questo che oggi ho pensato di dedicare a queste donne il mio ritratto e di scrivere il meno possibile perchè voglio lasciare la parola ad alcuni dei loro volti, ai loro sorrisi spezzati...
Dopo le immagini di chi non ce l'ha fatta troverete però la testimonianza di una donna che ha subito violenza e che è riuscita a denunciare e ad evitare il peggio, perchè uscirne si può e lo si deve a se stesse!!!!!

Concetta Traina, 27 anni, uccisa a coltellate insieme alla madre dall'ex fidanzato
 

 Ivana Scintilla, 27 anni, accoltellata dal marito - che poi si è tolto la vita - davanti ai due figli
 
Alessandra Pelizzi, 19 anni, gettata dal settimo piano di un palazzo dall'ex fidanzato, che poi si è suicidato

Mary Cirillo, 24 anni, madre di quattro figli, uccisa dal marito con un colpo di fucile

  Fabiana Luzzi, neanche sedici anni accoltellata e bruciata viva dal fidanzatino di 17 anni
 
Ilaria Leone, 19 anni, strangolata e morta soffocata dal suo stesso sangue
 
 Giuseppina di Fraia, 52 anni, investita con l'auto e bruciata dal marito (in foto)
 
Lucia Bellucci, 31 anni, strangolata, pugnalata e rinchiusa nel bagagliaio dell'auto dell'ex fidanzato

  



 Michelle Campos, 21 anni, uccisa a colpi di martello alla testa dal fidanzato

Cristina Omes, 38 anni, uccisa dal marito insieme ai due figlioletti di 5 anni e 20 mesi

Ed ora dopo tutta questa tristezza, vi voglio lasciare con una storia che, per quanto dura e dolorosa, è però una storia a lieto fine. Ve la voglio fare raccontare da lei, questa donna forte e coraggiosa che ha avuto la capacità di uscirne non senza dei grandi strascichi psicologici!
Non vi dirò il suo nome per preservare la sua persona, ognuno di voi potrà darle nella sua mente il nome che vorrà:

"Qualche anno fa ero una studentessa, una persona piena di sogni nel cassetto, ma con un presente un po' noioso. Fidanzata con lo stesso ragazzo dai tempi del liceo, due lavori per mantenere l'appartamento in città e una vita piena di impegni. La mia situazione sentimentale era un po' smorta, tanti anni alle spalle e interessi che piano piano erano sempre meno in comune. Decisi di concludere una storia che si stava prolungando per l'abitudine, ma me ne pentii dopo poco. Nel frattempo incontrai un uomo formidabile, dolce, comprensivo che mi regalò la sua amicizia, lo chiameremo Mister X. Dopo qualche tempo me ne innamorai. Bello davvero, mi sentivo rinata, vitale, il sorriso era tornato a brillare sul mio viso, mi sentivo come una ragazzina gioiosa. Ma non durò a lungo.

Piano piano mi accorsi che le sue idee erano sempre più importanti ma soprattutto giuste e le mie ovviamente sbagliate e sciocche. Il mio pensiero politico era da plasmare perchè io ero una persona ignorante da educare. Per un po' mi sono divertita, in fondo per me era una sfida, i nostri battibecchi credevo fossero dei giochi per confrontarci e conoscerci, ma mi sbagliavo. Con il passare del tempo si discuteva fin che non gli dicevo che aveva ragione; poi si sono susseguiti degli episodi particolari: un giorno mi disse di guardare il sole dal finestrino della macchina, io non riuscivo dalla mia posizione, così mi prese per i capelli (non in maniera violenta, ma comunque decisa, forse troppo) e mi girò la testa per farmelo vedere. Qualche giorno dopo volevo entrare in un negozio di scarpe, ma ero indecisa perchè avevo lasciato il bancomat a casa e lui mi spinse dentro con una certa enfasi.

Non diedi a questi episodi una grande importanza perchè era davvero la persona più gentile e disponibile che avessi mai conosciuto, e non riuscivo a capire come fosse successo, forse lo avevo solo interpretato male. Poi come ho scritto precedentemente ha iniziato a impormi le sue idee.

Perchè non l'ho lasciato subito? Questa è una bella domanda. Proverò a spiegare il perchè, anche se credo che non sia comprensibile a qualcuno che non l'ha vissuto. Mister X ha fatto in modo di essere l'uomo perfetto e ci ha messo mesi e mesi di duro lavoro. Aveva un lavoro decisamente importante, una famiglia rispettabile altolocata, insomma era difficile per la mentalità media colpevolizzarlo di qualche cosa. Ha creato intorno a se una luce perfetta in modo che i miei occhi e quelli dei miei cari o dei miei amici lo vedessero così. Quando ho provato a dire ad un'amica che erano capitate queste cose, lei mi ha detto che forse mi ero sbagliata, Mister X non può aver detto questo dai, lo conosco, è così dolce, pende dalle tue labbra, ma figurati, magari sarai un po' stanca e avrai interpretato male.

Poi sono arrivati i litigi forti, le scenate di gelosia le piccole violenze. Volete sapere perchè anche allora non l'ho mandato via? La pazza ero io. Intorno a me si era creato il vuoto: lui aveva convinto tutti che la storia con il mio ex mi aveva distrutta, il lavoro e la scuola mi stressavavo a tal punto che io avevo bisogno di aiuto, che gli facevo discorsi inconcludenti. Ha registrato con il cellulare un pezzo di una nostra litigata dove io lo mandavo a stendere, e l'ha fatta sentire al mio capo, ai miei genitori, ai miei amici. Lui piangeva con tutti, andava a dire che voleva sposarmi e tra le lacrime diceva che andavo curata, dovevo prendere dei farmaci perchè ero schizzofrenica.

Quando mi colpiva si buttava per terra e cominciava a piangere, dicendo che avevo fatto tutto da sola, che avevo sbattuto la testa contro il muro da sola e adesso davo la colpa a lui. Dovevate vedere i suoi pianti, sembrava un bambino e mi diceva che voleva solo aiutarmi. Io non osavo parlare con mia madre, è anziana, io sono figlia unica ma so che lei non gli credeva. I suoi colpi erano davvero ingegnosi, mai un segno visibile. Nel caso lo avessi raccontato non c'erano prove.

Un giorno capitò una cosa molto grave, ma non mi va di parlarne, quindi perdonatemi. Io ero a pezzi, mi sentivo sola, mi sentivo folle, ero convinta di avere un problema e non sapevo come fare. Un lavoro l'avevo perso grazie a lui, ma rimaneva l'altro: il mio capo è sempre stato dalla mia parte (ovviamente non sapeva le cose capitate, altrimenti oggi posso affermare che lo avrebbe denunciato lui) ma non ha mai creduto a una parola uscita dalla bocca di Mister X. Comunque grazie al mio capo e al mio attuale marito (all'epoca eravamo amici) riuscii a lasciarlo. E secondo voi è finita? Nooooo. Iniziarono gli appostamenti sotto casa o in qualsiasi altro luogo, le telefonate anonime con minacce e poi una bella segnalazione dai carabinieri. Ma la volete sapere una cosa: la mia parola contro la sua. I carabinieri mi dissero di fare attenzione, perchè se lui era così furbo, avrebbe potuto denunciare me per diffamazione.

Perchè sono stata dai carabinieri? Ci ho messo un po', e se non avesse continuato a perseguitarmi dopo la rottura forse non lo avrei fatto. Ma riusciva ad entrare nei miei profili di facebook, di posta elettronica e scriveva messaggi a mio nome alle persone, si faceva trovare fuori dal lavoro e mi rideva in faccia dicendo che mi avrebbe fatto rinchiudere, che i miei genitori sarebbero morti di frustrazione e che lui avrebbe dato loro delle prove inconfutabili della mia pazzia, che io ero schedata e non lo sapevo. Ecco, forse ha toccato l'unico tasto in grado di svegliarmi: i miei genitori. Guai a chi me li tocca. Poi sono stata da uno specialista e volete sapere cosa mi ha detto? Che ero tanto stressata e avevo bisogno di una vacanza ma che le persone "malate" sono altre, quindi lei non avrebbe potuto aiutarmi.
Ci ho messo un anno a smettere di sobbalzare al primo rumore o a non urlare nel sonno, ma oggi sto bene. Certo, ho perso la spensieratezza, l'allegria e l'innocenza di prima, ma ho una famiglia meravigliosa che mi ama così come sono.

Vi chiedete perchè voglio rimanere anonima? Ho una famiglia, dei genitori che adoro e non voglio che soffrano e sono stufa, stanca. Ma vivo ancora con l'ansia che un giorno decida di cercarmi perchè non ha di meglio da fare. Io mi sono sentita in trappola, come se fossi legata ad una sedia con delle corde spessissime e mi sentivo presa in giro, perchè lui faceva così. Non volevo uscirne perchè ero da sola ed era difficile, quasi insopportabile, così per tre anni sono stata schiacciata psicologicamente. Quando decisi di metter fine a questa storia mi sono sentita la gola bruciare, come quando rischi di affogare per la mancanza di ossigeno e senti i polmoni bruciare.
Però oggi sono qui, sono felice, e posso raccontare questa storia."



Ringrazio questa amica che ha voluto condividere con noi la sua dolorosa esperienza e spero che come lei, molte altre donne, potranno trovare la forza di denunciare e di farsi aiutare.
E a noi tutti dico: cerchiamo di prestare attenzione alle donne che abbiamo intorno, non minimizziamo un avvenimento, una parola, una richiesta di aiuto... spesso per chi subisce violenza è difficilissimo riuscire a rivolgersi ad un familiare o ad un'amica e trovare dall'altra parte un muro di sicuro non aiuta!!!
Spero che nessuna di voi ne abbia la necessità, ma vi lascio un link con tutti i numeri di telefono dei Centri Antiviolenza per donne maltrattate a cui è possibile rivolgersi per un aiuto:



Questo è un tema che abbiamo già trattato, e che non ci stancheremo mai di trattare, non è un problema solo di alcuni, è un problema di tutti.
E parlando dell'Italia non possiamo nemmeno attribuire la colpa all'ignoranza come quando si parla di paesei meno sviluppati, dove certe scene sono parte del vivere comune. Non siamo da meno, solo che qui le cose si fanno di nascosto e poi tutti si stupiscono "era una così brava persona, non me lo sarei mai aspettato". La verità portroppo è che spesso si chiudono gli occhi, che si tende a minimizzare, a credere che a noi non potrà mai succedere.
Sono tante le donne che subiscono violenza che vivono nell'ombra, solo loro possono trovare la forza di uscire allo scopoerto, dal canto nostro tutto quello che dobbiamo fare è essere in grado sostenerle.
Anche se devo ammetterlo, è sconfortante sentirsi dire da chi ti dovrebbe proteggere che non può fare nulla per te, che anzi se porti avanti la denuncia potresti essere tu ad andareci di mezzo. Insomma oltre il danno la beffa.
Però bisogna insistere, qualcuno (rare mosche bianche) c'è che veramente vuole aiutarti, e capita di trovare quallo che dice "Possiamo fare poco, e c'è il rischio che la cosa vi si ritorca contro, ma insistete, anche se ci vorrà tempo, voi avete ragione e prima o poi vi verrà riconosciuta"

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venerdì 31 ottobre 2014

Cupcake Mela e sciroppo d'Acero con cuore di crema


Buongiorno.
Sì sono ancora viva, ma sto cucinando molto poco, e anche il poco che faccio è decisamente non creativo, e il primo a risentirne è ovviamente il blog.
Il "problema" è stato che sono cambiate un po' di cose al lavoro, e ora mi sto concentrando per imparare tante cose nuove che prima non facevo, quindi quando poi arrivo a casa anche se mi piacerebbe mettermi ai fornelli a pasticciare alla fine la stanchezza prevale.
Ci vorrà ancora un po' prima di rimettermi a regime, ma ogni tanto qualcosa ancora esce dai miei formelli come questi cupcake che era tantissimo tempo che volevo provare a fare.
Dopo aver cercato un po' di ricette ho deciso che la cosa migliore fosse rielaborare una ricetta che già conosco e utilizzo e il cui risultato è di sicuro successo, la mia ricetta della torta di mele

Ingredienti:
360 gr di farina
2 mele
3 uova
60 gr di burro
1 bustina di lievito
100 ml di sciroppo d'acero
80 gr di zucchero di canna
1 limone
200/220 ml di latte
200 gr di crema pasticcera
sale
300 ml di panna da montare
300 gr di mascarpone
2 cucchiai di zucchero a velo
sciroppo d'acero per decorare

Preparazione:
Sbucciate le mele e tagluiatele a cubetti piuttosto piccoli e spremeteci sopra il succo di un limone in modo che non anneriscano.
Separate i tuorli dagli albumi.
Montate gli albumi a neve conun pizzico di sale.
In un'altra ciotola montate i tuorli con lo zucchero.
Setacciate farina e lievito e unitela ai tuorli.
Mescolate il tutto insiame alle mele a cubetti, lo sciroppo d'acero e  il latte in quantità sufficiente a rendre l'impasto una crema densa.
Da ultimo aggiungete gli albumi montati a neve.
Distribuite l'impasto nello stampo (circa un cucchiaio abbondante per porzione) e infornate a 180° per 20 minuti.
Una volta cotti sfornateli e lasciateli raffreddare.
Scavate il centro dei cupcake e riepiteli con la crema pasticcera.
Preparate la glassa montando la panna con lo zucchero e aggiungendo il mascarpone.
Mettete la glassa in una sac a poche e ricoprite i cupcacke.
Completate facendo colare sulla glassa di ogni tortina un po' di sciroppo d'acero.


lunedì 6 ottobre 2014

Ritratto di Signora: leSignore del Volley.







Buon Lunedì, siamo ancora qui con il nostro appuntamento.
Quedto mese è Miki che ci parla della sua bellissima ed emozionante esperienza.


Anche questo mese, come al solito, l’idea di partenza era del tutto diversa. Da tempo avevo in mente un Ritratto di Signora ben preciso, ma, dopo la giornata di ieri (mentre scrivo è il 2 Ottobre), ho sentito la necessità, il bisogno di rendervi partecipi della mia esperienza, raccontandovi una delle giornate più belle della mia vita. Perché sì, i sogni ogni tanto si avverano e, quando succede, ti lasciano dentro una sensazione indescrivibile.
Come ogni figlia degli anni ’80, la mia passione per la pallavolo è nata davanti alla tv, Mimì Ayuara prima e Mila Hazuki poi mi hanno fatta innamorare follemente dello sport più bello del mondo.
Non avendo una risonanza nemmeno paragonabile, purtroppo, a quella che ha il calcio, sono stata costretta dal palinsesto televisivo a seguire solamente la nazionale, agli inizi, col risultato che ne sono diventata una tifosa sfegatata (all’epoca non esisteva nemmeno internet e la possibilità di informarsi era praticamente nulla!).
L’Italia di Giani e Bovolenta, la cui scomparsa mi ha fatto versare non poche lacrime, mi ha entusiasmato a livelli indicibili, ricordo ancora l’espressione esterrefatta di mia nonna, durante una partita con l’Olanda. Avevo 8 o 9 anni, abbiamo perso ed io ho pianto.
Ma è stato solo alla fine degli anni ’90 che ho scoperto le Signore del Volley, la nazionale italiana femminile e, da allora, quella è la mia squadra, la squadra che nel 2002 ha vinto i mondiali in Germania 
 
dopo una spettacolare partita con gli Stati Uniti, conclusasi al 5° set, mondiali che hanno eletto Elisa Togut migliore giocatrice del torneo. Gran parte del merito, a mio parere va alla GRANDIOSA Eleonora Leo Lo Bianco, cervello della squadra, una delle alzatrici migliori del mondo, in grado di variare l’azione e di fare passaggi precisi al millimetro, tenendo sempre conto delle caratteristiche dell’attaccante di turno.
Leo non è solo un’atleta fantastica, è anche una donna caparbia, che durante la sua carriera ha dovuto affrontare momenti difficilissimi, come nel 2010 quando le venne diagnosticato un tumore al seno. Operata, torna in campo in tempi record, vincendo il suo secondo scudetto con il club e successivamente la Coppa del Mondo per la seconda volta. Ad oggi è la giocatrice azzurra con il maggior numero di presenze in nazionale, anche tra i suoi colleghi maschi: 530!!!
La nazionale di quel periodo non è nota solo per le vittorie ed il talento, ma per un altro episodio, negativo stavolta, unico nel suo genere, e che mette in evidenza la determinazione e l’orgoglio di queste ragazze (http://ricerca.gelocal.it/mattinopadova/archivio/mattinodipadova/2006/09/15/VS2MC_VS204.html): unite e decise, chiedono e ottengono l’allontanamento dell’allenatore Marco Bonitta, a seguito di episodi spiacevoli, durante il Grand Prix del 2006. A lui seguirà il mio adorato Massimo Barbolini, con il quale le azzurre, arricchite dalla presenza di giocatrici come Aguero, Barazza, Gioli e tante altre, dopo essere arrivate quarte al mondiale del 2006, vincono due Coppe del Mondo, nel 2007 e nel 2011. E’ proprio con Barbolini che le azzurre stabiliscono il record di vittorie consecutive, 26 contro le 20 della nazionale italiana maschile.
Lasciatemi aprire una piccola parentesi: la fast Gioli-Lo Bianco, è una delle cose più meravigliose che siano mai esistite!
 
Ammetto che quando ho saputo che Bonitta avrebbe allenato nuovamente la nazionale, la mia reazione non è stata delle migliori, soprattutto per il fatto che in squadra sono tutt’oggi presenti giocatrici protagoniste della vicenda del 2006.
L’esordio al Grand Prix è stato timido ed ha visto in campo una nazionale giovanissima, con un forte potenziale ma con pochissima esperienza, soprattutto quando chiamata a gestire situazioni difficili di forte stress mentale e fisico. Le premesse per il mondiale non erano delle migliori e alcune scelte dell’allenatore mi hanno lasciata molto perplessa. Di certo è che un rinnovamento è fisiologico, e dopo una grande nazionale ci sono sempre delle fasi di discesa e di assestamento. Stavolta però non si poteva aspettare, il mondiale era alle porte e per la prima volta si sarebbe giocato proprio nel nostro Paese, l’Italia avrebbe ospitato il Women’s World Championsip 2014.
Ho fatto i salti di gioia? Ma noooooo.
Un appuntamento così importante ha reso necessaria la convocazione di molte veterane, la cui esperienza e maturità, affiancata alla freschezza ed all’esuberanza delle più giovani, ha dato ottimi risultati nella prima fase del torneo.
La mia avventura inizia il 29 Settembre, giorno del mio onomastico, in cui ho ricevuto uno dei regali più belli che mi si potessero fare: il biglietto per il match Italia-Azerbaijan che si sarebbe giocato l’1 Ottobre a Bari, a 130km da casa. L’agitazione, l’eccitazione e tanta aspettativa mi hanno accompagnata lungo il tragitto che mi avrebbe portato al Palaflorio, accompagnata dal mio fidanzato che ha reso possibile che il sogno si avverasse.
Ho provato un po’ di amarezza nel vedere una città completamente spoglia ed ignara del fatto che proprio lì si tenesse un mondiale. Immagino se si fosse trattato di calcio…
Poco prima dell’apertura dei cancelli però l’ambiente ha cominciato a colorarsi di azzurro e di arricchirsi dei tanti tricolore. Il pubblico, che aspettava pazientemente, era composto da giovani atleti, grandi appassionati, famiglie, ragazzine che sognavano di incontrare il loro idolo, come colei a cui ho avuto l’onore di disegnare il nome “LEO” in tricolore sulla fronte, e come me, non più ragazzina certo, ma in visibilio al solo pensiero di veder giocare Paola Cardullo, uno dei migliori liberi a livello mondiale!!!
Solo per un attimo, mentre assistevo alla sfida tra Belgio e Rep. Dominicana, ho dimenticato ciò che avrei visto da lì ad un paio d’ore, ma è bastato veder comparire, in fondo, in un angolo, quei visi che ho sempre guardato in televisione per distogliere completamente la mia attenzione da ciò che stava succedendo in campo. “Costagrande!”, “Aaaaaah, la Arrighetti”, “La Cardullo, la Cardullo, la Cardulloooooooooooooo!!!”, ero in pieno delirio!!!
L’ingresso in campo, la fase di riscaldamento e infine gli inni nazionali, momento in cui le atlete mostrano rispetto reciproco verso il Paese di provenienza delle avversarie.
https://www.youtube.com/watch?v=zJBpknnIiiU&feature=youtu.be
Schierate in campo, a pochi passi da me, le azzurre sono ancora più belle, in tutti i modi in cui una donna può essere bella, imponenti e forti che alla televisione. Le azioni si susseguono rapide e da subito l’Italia mostra grande superiorità in campo, grazie a fuoriclasse come Valentina Arrighetti, Cristina Chirichella, Valentina Diouf, Antonella Del Core, Carolina Costagrande e, naturalmente, Leo Lo Bianco, che dirige la sinfonia. Non è stato indifferente nemmeno il contributo di Nadia Centoni, il capitano Francesca Piccinini, Cristina Bosetti e Noemi Signorile. E sì, lo ammetto, anche il libero De Gennaro ha fatto in qualche momento la sua parte. Per me è stata una grande tristezza vedere la Paoletta amareggiata in panchina, ma mi accontento.
Assistere alla partita, vedere il bellissimo gioco di squadra di queste signore del volley, sentire le urla di sfogo, vedere le smorfie di dolore nei loro visi e nonostante tutto continuare a dare il massimo fino all’ultimo, anche dopo aver perso il terzo set e aver cominciato, zoppicanti, il quarto che alla fine abbiamo vinto, portando a casa il match. Gli applausi ed il tifo del pubblico, unito, composto, in un’atmosfera talmente distesa che anche la Polizia si godeva il gioco. Tutto è stato semplicemente perfetto, fino alla fine. Oltre la fine, quando nonostante lo sforzo fisico, alcune giocatrici si sono avvicinate agli spalti a concederci sorrisi, autografi e fotografie e a ringraziarci – loro a noi! – per il sostegno.
E anche il mio fidanzato ha realizzato il suo sogno!
Se prima le azzurre occupavano un posticino nel mio cuore, adesso, nel ricordo della splendida giornata di ieri, occupano un posto d’onore, ed io le sosterrò fino all’ultimo, sperando in un grandissimo successo.

Miki.






Potete trovare altre foto della nostra Miki nell'album sulla nostra pagina

Che dire, grazie Miki per aver condiviso con noi questa meravigliosa esperienza, io che lo sport lo seguo proprio pochissimo, se mi capita di vedere qualcosa in tv mi ci soffermo (specialmente quando si tratta di nazionale), ma non lo vado mai a cercare espressamente, del fatto che ci fossero i mondiali di volley e per di più proprio in Italia non sapevo nulla praticamente fino a quando non sono iniziati, e come loro anche tantissimi altri sport vengono spesso penalizzati, soprattutto per le categorie femminili, anche se spesso e volentieri sono proprio le signore dello sport a tenere alti i nostri colori. Credo che sia veramente un peccato perchè un esempio così forte di passione e forza se fosse valorizzato potrebbe avere un effetto ispirante su molti.

Anche per questo mese vi saluto ricordandovi come sempre che potete seguire la nostra rubrica sui blog di
Daniela  Un libro per amico

E potete venirci a trovare sulla nostra pagina Facebook

martedì 9 settembre 2014

Fiori di Ananas

Vagando qui e lì su Pinterest (se volete qui accanto trovate il link al mio profilo e potete seguire le mie bacheche) ho trovato molte idee utili.
Appena ho visto l'immagine di qesti fiori ho capito che li dovevo fare.
Oltretutto avevo pronta da provare la ricetta giusta per queste decorazioni.
Cosa meglio dei cupcake alla Pina Colada che ho pubblicato la scorsa settimana avrebbero potuto essere decorati con dei fiori di ananas?
Quindi ne ho subito approfittato.

Ingredienti:
1 ananas

Preparazione:

Prendete l'ananas e tagliate le due estremità


Tenedo l'ananas in piedi eliminate tutta la buccia, non sevre andare troppo in profondità






Scavate dove sono rimaste le parti di buccia con la punta di un coltellino oppure con uno scavino (come ho fatto io). Non deve essere regolare, quindo non ci sono problemi se alcuni pinti saranno scavati più a fondo e altri invece meno.


Una volta che tutto l'ananas è ben pulito affettatelo in fette molto sottili.
Io ho usato il coltello, ma la prossima volta proverò con l'affettatrice, in modo che le fette siano non solo più sottili, ma anche regolari.
Posizionatele sulle teglie e infornatele per circa mezz'ora a 150° fino a farle seccare  (ovviamente più le fette sarannpo sottili meno tempo dovranno stare in forno e viceversa)


Una volta che l'ananas sarà essicato prendete le fette e posizionatele all'interno di una teglia per muffin, in modo che raffreddandosi prendano una forma leggermente arricciata.





Una volta che si saranno completamente freddati i fiorni sono ponti per decorare i vostri dolci.



sabato 6 settembre 2014

Libri IN Cucina 3

Oggi tornano i libri.
Ce ne sono talmente tanti che vorrei leggere che alla fine si accumulano uno sull'altro e ci metto più tempo di quanto non vorrei ad aggiornare questo angolino letterario.
Comunque ci siamo ecco qui una nuova puntata con due libri molto diversi tra loro, sia per contenuti che per effetti.


"La collezionista di ricette segrete"di Allegra Goodman
 Emily e Jessamine Bach sono due sorelle molto diverse tra loro. Emily ha ventotto anni ed è già a capo di un'azienda informatica, mentre Jess, fresca di laurea in filosofia, è una grande sognatrice e lavora part-time in una piccola libreria indipendente. Razionale e ambiziosa luna, romantica e ingenua l'altra, Emily e Jess sono molto diverse anche in amore: Emily ha un fidanzato in carriera e Jess si perde tra mille storie inconcludenti, sotto gli occhi gelosi del suo capo George. Sarà proprio lui, con l'aiuto di un'antichissima collezione di libri di ricette, a guidarla passo dopo passo, ingrediente dopo ingrediente, alla scoperta del vero amore. Ma anche per la solida Emily il destino ha in serbo sorprese e rivelazioni che potrebbero cambiarle per sempre la vita...
Costo: 9.90 euro
  



IN QUESTO COMMENTO CI SARANNO SPOILER, SAPPIATELO SE NON VOLETE SAPERE COME VA A FINIRE FERMATEVI QUI.
Leggendo questa trama ho pensato di aver trovato finalmente un libro che parlasse sì di ricette come quelli già comparsi in questo mio angolino letterario, ma che si distaccasse un po' dalle ultime letture. Tutti quei cupcake (per quanto io li adori) si confondono un po' nella mia testa.
Insomma ho iniziato questo libro con le migliori aspettative. Aspettative decisamente disilluse.
Le ricette sono talmente segrete che ancora mi sto chiedendo dove siano.
Fino a metà libro non si accenna in alcun modo a ricette di nessun genere.
Poi compare una tizia che vuole vendere una raccolta di libri di cucina e pensi "finalmente ci siamo, ecco le ricette che entrano finalmente nella storia". Niente così come è comparsa scompare.
Dopo un po' ricompare e vende la collezione e allora vengono nominati giusto un paio di libri e ricette, ma sono assolutamente marginalei nella storia.
La fine per quanto riguarda Jess è assolutamente scontata, per quel che riguarda Emily invece...
Sentite sarà una mia pecca, ma quando seguendo le date poste ad inizio capitolo mi sono trovata davanti la data 11 Settembre 2001, un libro che già mi era scaduto è sceso ulterirmente nel mio gradimento. E guarda caso il fidanzato (traditore: ha rubato un idea della compagnia della fidannzata per svilupparla nella sua compagnia) era su un aereo. Indovinate quale?
Ai fini della storia era assolutamente inutile richiamare quell'evento, avrebbe pututo essere benissimo un qualsiasi incidente aereo, un tamponamento automobilistico, una nave che affondava, o avrebbero semplicemente potuto lasciarsi, come pareva logico dopo il vile atto di lui di arricchirsi sfruttando la sua mente nel più becero dei modi.
No, non mi è piaciuta proprio questa cosa.
Ah sì dimenticavo, l'ho trovato piuttosto noioso. 

"La bottega dei cuori golosi" di Jenny Colgan

Meglio cercare l'ennesimo impiego precario a Londra, o ereditare un negozio di caramelle in uno sperduto paesino di campagna? Rosie, 31 anni, ragazza di città fino al midollo, sembrerebbe non avere dubbi. E se accetta di trasferirsi per qualche giorno in un villaggio che dal nome non promette faville (Lipton) è solo per aiutare la vecchia zia Lilian, trovandole una buona casa di riposo e vendendo la bottega che la parente ottantenne gestisce da sempre. Eppure, quel luogo dimenticato da Starbucks ha in serbo per la ragazza sorprese e incontri inaspettati, tali da non farle rimpiangere il fidanzato Gerard, il cui ideale romantico è una serata-pantofole-e-Play Station. Golosa impenitente, Rosie resterà affascinata da quel negozio un po' vintage, dove, tra i grandi vasi pieni di bonbon e liquirizie, si nasconde ben più di un segreto. Nessuno meglio della zia, che ha trascorso la vita dietro quel bancone, conosce i peccati di gola di tutti gli abitanti, sa quale gusto si sposa meglio con ogni stato d'animo, quale dolcezza può consolare un cuore infranto. Perché proprio Lilian, considerata una zitella burbera e dalla lingua tagliente, sa cosa vuol dire amare davvero. Da lei e dalle sue graffianti massime di vita, la nipote di città scoprirà di avere molto da imparare. Soprattutto, che a ogni grande amore è indissolubilmente legato un sapore speciale, e che per Rosie è giunto il momento di trovare il suo.

Costo: 17.50 (prezzo kindle: 9.99)

Devo ammettere di aver trovato questo libro assolutamente delizioso, e non solo perché parla di caramelle e dolci vari, e non solo perché di alcune di questi dolcetti riporta anche le ricette (che mi auguro di replicare prima o poi).
Quello che più mi è piaciuto è come un evento assolutamente imprevisto, e decisamente non voluto (per lo meno in un primo momento) abbia sbloccato la vita stagnate della protagonista e il parallelismo tra la vita di Rosie e quella dell'anziana zia, entrambi indissolubilmente legati al negozio di caramelle di famiglia.
Negozio dove la zia ha sempre vissuto e nel quale Rosie si trova catapultata suo malgrado, ma che poco alla volta, aggiustando se necessario il tiro in corsa, riesce a far rinascere, così come rimette insieme i pezzi della sua vita.

lunedì 1 settembre 2014

Ritratto di Signora: Lidia: Quattro zampe nel cuore


 1 di Settembre e primo lunedì del mese e noi torniamo dopo la nostra pausa estiva.
Per quel che mi riguarda oggi è il primo giorno di ferie, sperando di trovare un po' di sole finalmente e perdere il mio solito colorito cadaverico, dato che per il resto dell'estate sole se ne è visto proprio poco.
Augurandomi che le vostre vacanze siano andate bene vi lascio all'articolo di Monica.


Questa estate mi sono recata con alcuni amici a Milano e, approfittando della splendida giornata, mi sono incontrata anche con un’amica blogger, la simpaticissima Noemi di “ Emozioni di una musa”

Sapete che quando mi muovo non riesco a tornare a casa senza comprare libri, pertanto nella mia shopping bag alla fine della giornata mi sono ritrovata anche un libro molto particolare, scritto proprio dalla mamma di Noemi.

Lidia, questo il suo nome, ha pensato di condividere con i suoi lettori alcuni momenti della sua vita che riguardano la sua famiglia, ma soprattutto i suoi amici a quattro zampe.

Il libro, infatti, si intitola “Quattro zampe sul cuore” e come vi dicevo parla soprattutto di Lidia e degli innumerevoli animali che sono passati da casa sua.

Inutile dire che mi sono innamorata di questo volume, e che l’ho praticamente divorato tra grandi risate e anche un po’ di lacrime! La cosa più bella di questo progetto è che tutto il ricavato andrà in beneficenza, per aiutare quegli amici a quattro zampe non tanto fortunati.

Proprio per questo, il ritratto del mese è una bella intervista a Lidia, che ringrazio di cuore. Lascio subito a lei la parola:

1. Ciao Lidia, benvenuta sui nostri blog!
Raccontaci un po’ di te cosa fai di bello nella vita.

Ciao, grazie per l’invito! Ho 48 anni e lavoro come tecnico di laboratorio presso la facoltà di Medicina Veterinaria di Milano da parecchi anni, sono una mamma, un’amazzone e una lettrice accanita, perennamene di corsa fra impegni familiari e lavorativi. Una vita come tante, ma con una famiglia allargata che comprende oltre ai bipedi quattro cani e una serie di altri piccoli animaletti.

2. Due mesi fa ho letto il tuo libro “Quattro zampe sul cuore” e me ne sono follemente innamorata. Da dove nasce l’idea per questo libro?

Fin da ragazzina, sui banchi di scuola, ho amato scrivere. Temi ai tempi, poi negli anni lo scrivere è diventato un modo per tenermi in contatto con gli amici lontani. Un modo per tenerli virtualmente parte della mia quotidianità. Vivendo con quattro cani quasi tutti i racconti finivano per essere basati su di loro. Per anni mi sono sentita dire “dovresti pubblicarli” ma in realtà non mi sono mai considerata una scrittrice e, per quanto le risate degli amici durante la lettura mi facessero piacere, non ho davvero mai pensato di scrivere un libro.


3. Che cosa significa per te vivere con tanti animali?

Significa non avere mai pavimenti puliti, non trovare posto sul divano la sera e lottare per uscire di casa con i pantaloni privi di peli. Significa che quando si apre la porta di casa quattro musi felici ti assaliranno gioiosi anche nelle giornate peggiori, che ci sarà qualcuno sempre pronto a farti compagnia, che se dimentichi le chiavi di casa nel cancello la sera, al mattino troverai ancora la macchina nel garage, che i tuoi amici saranno selezionatissimi perché solo quelli che davvero ti apprezzano verranno a trovarti a casa.

4. Cosa vorresti dire a chi pensa di prendere un cane, un gatto, o un animale qualunque? Si sa che nei periodi di festa (tipo Natale) tante persone decidono di regalare un cucciolo ai propri figli, senza rendersi conto di quale impegno sia..

Gli vorrei dire di non farlo. Un animale è un essere diverso ma con un cervello e dei sentimenti, regalare un animale è uno dei regali peggiori perché significa costringere una persona ad occuparsi di lui per almeno 10/15 anni consecutivi. Chi desidera la compagnia di un cane o di un gatto lo prenderà di sua volontà. Sono fermamente convinta che per un bambino crescere con un cane sia estremamente positivo, imparare guardando ogni giorno i genitori che si occupano del cane/gatto con affetto e costanza, capire che anche se non parla come noi si esprime, capire che non è uno dei giochi da tenere in cameretta ma che prova dolore, gioia, fame o tristezza è a parer mio un insegnamento che lo farà crescere conscio che la vita va rispettata in qualunque forma.

5. Fare volontariato nei canili, ci vuole una preparazione particolare o è una cosa alla portata di tutti?

Ai miei tempi bastava avere la voglia di farlo e non avere paura di sporcarsi. Negli ultimi anni alcune strutture comunali si sono dotate di figure professionali che seguono i volontari nei primi mesi, mentre nelle strutture private si regolano in maniera autonoma.

6. Un ricordo speciale legato ad uno dei tuoi amici a quattro zampe.

Tanti in realtà ogni animale che ha percorso un pezzo di strada con noi ha lasciato le sue tracce. Il primo che mi viene in mente è legato a Dago, il nostro Rotweiller che purtroppo non c’è più, mentre fissa un sasso ai suoi piedi.
Adorava le pietre, avrebbe passato giornate immobile in attesa che qualcuno la lanciasse lontano per poterla cercare…senza peraltro trovarla più, in 10 anni di vita non ricordo mi abbia mai riportato un sasso…

7. C’è altro che ci vuoi raccontare, qualcosa che magari non ti ho chiesto?


Volevo solo ricordare che il ricavato del libro viene donato alle varie associazioni presenti in Italia che si occupano di curare, stallare e far adottare i randagi presenti sul territorio.
E’ nella speranza di poter portare un aiuto concreto che alla fine ho deciso di pubblicare i racconti della mia vita domestica.

Che cosa posso dire? Credo che ci vorrebbero più donne come Lidia, donne concrete che non hanno paura di sporcarsi (come dice lei) e che si mettono in gioco per una buona causa.
A lei va il mio più sentito ringraziamento, perché se domani qualche cane o gatto dormirà con una coperta in più, o avrà qualche pezzo in più di pane da mangiare, sarà anche merito suo.

Se volete seguire la pagina Facebook dedicata al libro vi basterà cliccare qui: (https://www.facebook.com/pages/Quattro-zampe-sul-cuore/376652199140753?fref=ts)

Spero che in tanti aderiranno a questa iniziativa, e aiuteranno Lidia a far star bene i nostri amici animali! 

Io non ho mai avuto animali domestici, quindi forse non riesco a comprendere pienamente il legame tra cane (o gatto che sia) e padrone, ma ho avuto modo di apprezzarlo comunque "da lontano" con tanti amici che hanno deciso di includere un membro a quattro zampe nella loro famiglia.
Ma non posso che condividere quando detto da Monica nelle sue conclusioni, se ci fossere più persone a sporcarsi le mani sicuramente si riuscirebbero a risolvere molti problemi.

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