lunedì 26 marzo 2012

Sushi

Da quando hanno aperto un ristorante giaponese nel centro dove lavoro (è uno di quelli del tipo "all you can eat") ci vado tipo una volta al mese o poco meno, della serie che devo recuperare i (quasi) 28 anni in cui non lo avevo mai provato.
Comunque potevo mai esimermi io dallo sperimentarlo? Ma certo che no!
Tanto ormai al supermercato si trova tutto, ce n'è uno qui da queste parti che ha una intera corsia dedicata a tutti questi ingredienti "esotici" e non i soliti due mezzi scaffali dove gli ingredienti della cucina asiatica si contendono il posto con quelli della messicana, ma interi scaffali dedicati ad ogni regione del mondo, tutte le volte che ci vado ci spendo delle ore a leggere tutte le etichette a pensare a come poterli utilizzare a immaginare cene a tema (immaginazione puntualmente spenta dal mio papà che se gli metti in tavola qualcosa di più particolarte della pasta al ragù comincia a storcere il naso - quando ho preparato il sushi mi ha chiesto "mica pensi che io mangio quella roba lì vero?")
E così  armata della mia stuoietta di bambu ho sfogliato il mio preziosissimo libro di cucina dal mondo e mi sono lanciata.
Al primissimo rotolino sembrava l'avverarsi di una catastrofe annunciata, riso ovunque l'alga che non si chiudeva, un disastro, ma già dal secondo ho capito come fare, e alla fine ci ho preso gusto. E mia sorella sostiene pure che siano più buoni di quelli del ristorante.
Personalmente per ora mi sono cimentata solo in due tipi di sushi:
Il Maki Sushi, forse quello che viene subito in mente alla maggior parte delle persone  alla parola sushi, quello con l'alga nori arrotolata all'esterno. Il nome deriva dalla stuoietta di bambu che viene utilizzata per arrrotolarli, chiamato appunto maki.
E i Nigiri Sushi, che sono quelle specie di polpette  di riso con il pezzetto di pesce appoggiato sopra (wikipedia dice che il tipo più difficile da preparare, sarà, ma io ho avuto più problemi con i maki sinceramente)
La prossima sfida sarà quella di riuscire a prepararegli Uromaki, quelli con il riso all'esterno e l'alga nori all'interno a contatto con il ripieno (sempre mia sorella - tenera lei - sostiene che non ci riuscirò mai)

Ingredienti:
360 gr di riso per sushi (se non trovate quello con la dicitura specifica va bene un riso a chicchi piccoli come l'arborio)
3 cucchiai di aceto di riso (io non lo avevo e ho usato il classico aceto bianco)
4 cucchiai di sakè
10 gr di zucchero
sale
3 fogli di alga nori
"ripieno": carpaccio di salmone o tonno, gamberi, surimi, avocado, carote, frittata...
salsa di soia, salsa agrodolce, pasta wasabi

Preparazione:
Lavate il riso sotto l'acqua corrente sono a che l'acqua che scorre attrvaerso il riso non sarà limpida, e lasciatelo scolare per un oretta.
Mettete il riso in una pentola con 500 ml di acqua fredda, il sakè, e portare ad ebollizione.
Coprite la pentola con un coperchio e cuocere per 15 minuti a fuoco lento.
togliere dal fuoco la pentola e lascire riposare il riso ancora per 15 minuti coperto da un canovaccio.
Nel frattempo preparate una miscela con l'aceto, lo zucchero e un po' di sale.
Mettete il riso in una ciotola non metallica, e molto delicatamente (per non schiacciare i chicchi) mescolare il riso con una spatola e condirlo con la miscela di aceto.
Lasciate freddare completamente il riso.
Bene ora passiamo alla parte difficile: l'assemblaggio.
Stendete l'alga nori sullo stuoino, ricopritela con il riso avendo cura di lasciare libero il bordo di alga opposto a voi.
Al centro posizionate il ripieno che avete scelto (io ho messo carote e avocado a bastoncini, in tutti e tre, uno con il salmone, uno con i gamberi e uno con il surimi).
Aiutandovi con lo stuoino arrotolate l'alga su se stessa, cercando di fare in modo che il ripieno rimanga al centro del rotolo. Io una volta che ho chiuso il roltolino lo faccio girare di nuovo nello stuoino, in modo che si sigilli per bene.
Da ogni alga vengono fuori 6 Maki.
Prendete il riso rimasto con le mani bagnate e lavoratelo formando una sorta di polpetta allungata, il riso deve essere compatto, ma non schiacciato, sulla quale posizionerete il pezzo di pesce scelto.
Con queste quantità io ho preparato, 3 rotoli di alghe Nori, quindi 18 pezzi di Maki, e 8 pezzi di Uromaki. 

Primo esperimento:

Secondo esperimento:

lunedì 19 marzo 2012

Tiramisù con riduzione alla birra

Per prima cosa tanti auguri a tutti i papà e soprattutto al mio super papi


Non è bellllissssssssimo questo video? ç____ç

Ovviamente non potevo mica non preparare una torta, un dolcetto qualcosa per lui no?
Era un po' che avevo letto questa ricetta e finalmente ecco l'occasione giusta per provarlo.
Mentre lo preparavo è passato mio papà dalla cucina:
"Ma cosa hai detto che devi fare con la birra? Il tiramisù?"
"Sì"
"Ma sento anche odore di miele, c'è anche quello?"
"Sì"
"E c'è anche il rum?"
"Sì"
"Ah come i babà"
o_O
"Beh senza il miele.... e anche senza la birra.... sì in pratica solo col rum"
"Già papà!"

Ingredienti:
500 gr di mascarpone
3 uova
3 cucchiai di zucchero
1 cucchiaino di caffè solubile
cacao amaro
biscotti savoiardi
4 cucchiai di miele di tiglio
3 cucchiai di rum
500 ml di mirra doppio malto chiara

Preparazione:
 In una pentola mettete il miele e fatelo scaldare fino a cquano non comincia a fare le bolle, aggiungete il rum e fatelo evaporare. Aggiungete la birra e lasciate sobbollire per circa 20 minuti, fino a quando il liquido non sarà circa la metà di quello iniziale.
Mentre raffredda un po' preparate la crema.
In due ciotole separate gli albumi dai tuorli.
Montata gli albumi con la metà dello zucchero, e fate lo stesso con i tuorli, il resto dello zucchero e un chucchiaino di caffè solubile, unite il mascarpone e lavoratelo fino a renderlo una bella crema liscia.
Unite gli albumi montati e mescolateli bene dall'altro verso il basso in modo che non si smontino.
Ora in una teglia componiamo il tiramisù inzuppando i savoirdi nella riduzione di birra e disponendoli sul fondo della teglia, coprite con metà della crema e spolverate con il cacao amaro.
Fate un altro strato di savoiardi inzuppato nella birra, ricoprite con il resto della crema, e un'altra spolverata di cacao amaro.
asciate riposare in frigo per almeno un paio di ore prima di mangiarlo.
 


Bene ora che siamo arrivati in fondo devo dirlo, il risualtato di questo dolce mi è piaciuto molto, e anche a tutti gli altri, visto che ne è avanzata giusto qualche briciola, e sicuramente consiglio di provarlo prima o poi, ma il classico tiramisù non si batte.


sabato 17 marzo 2012

Insalata balinese

Cucina con Ale mi da sempre tante soddisfazioni.
Qualche tempo fa ho visto che preparava questa insalata e ho dovuto provarla.
Il risultato, che devo dire mi è piaciuto molto, è un'insalata molto saporita e fresca, sicuramente adatta per il periodo estivo.
Ora io non so assolutamente quali siano i piatti della cucina balinese, ma se Ale ha detto che è balinese io ci credo, lo scrivo pure nelle etichette del post.

Ingredienti:
300 gr di fagiolini
100 gr di foglie di spinaci da insalata mondati
5 cucchiai di cocco grattugiato essiccato
1 peperoncino
1 cucchiaio di zucchero di canna
1 lime
1/2 cipolla rossa

Procedimento:
In una ciotola preparate il condimento mescolando il succo del lime, lo zucchero di canna e il peperoncino tagliato, e lasciatelo riposare un po'.
Tagliate la cipolla ad anelli sottili e lasciatela a bagno in un po' di acqua fredda.
Sbollentate fagiolini in acqua bollente per alcuni minuti (oppure barate come ho fatto io e usate una confezione di fagiolini già pronti di quelli che si trovano nella corsia con tutte le scatolette al supermercato).
Mettete il cocco in una padella antiaderente e fatelo tostare sul fuoco.
In una insalatiera mescolate gli spinacini con i fagiolini freddi e talgiati a pezzetti, la cipolla scolata e il cocco tostato, e condite il tutto con la salsa al lime dopo aver eliminato il peperoncino.



mercoledì 14 marzo 2012

Cupcake alle rose

Quando  sullo scaffale del supermercato ho visto la boccetta di acqua di rose, pur non avendo nessuna idea di come utilizzarla ho deciso subito di prenderla.
Ci ho pensato un po', ho fatto qualche ricerca, e con un po' del solito taglia e cuci tra varie ricette ho ottenuto questi splendidi cupcacke dal sapore piuttosto delicato, ma con un profumino davvero fresco e primaverile.
Quindi adattissimi a questo periodo.

Ingredienti:
x le tortine:
220 gr di farina
120 gr di zucchero
1/2 bustina di lievito
100 ml di latte
100 gr di burro
2 uova
sale
40 ml di acqua di rose

x la glassa:
3 albumi
60 gr di zucchero a velo
250 gr di burro a temperatura ambiente
2 cucchiai di acqua di rose circa

Procedimento:
In una ciotola mescolate bene gli ingredienti secchi, farina, lievito, zucchero e un pizzico di sale.
In un altra ciotola invece sbattetete le uova con il burro fuso, il latte e lìacqua di rose.
Versate i liquidi sulle polveri e mescolate bene il tutto fino ad ottenere un composto omogeneo.
Mettete il tutto nello stampo per muffin, rienpiendoli per circa 3/4.
Battete leggermente la teglia in modo che l'impasto si livelli altrimenti le tortine saranno tutte storte come le mie (ma non ci siamo certo formalizzati per questo)
Cuocete in forno caldo a 180° per 20 minuti circa.
Per la glassa ho usato fondomaentalemente la stessa che ho utilizzatto per fare i Cocco Mocha Frappucino Cupcake.
Con lo sbattitore montatate gli albumi con lo zuccero a velo, l'acqua di rose e un pizzico di sale, in una ciotola a bagnomaria.
Continuate a montare fino a che la meringa non sarà ben calda (se avete un termometro da cucina dovete arrivare a 70°), a questo punto togliete la ciotola dal bagnomaria e continuate a sbattere la meringa sino  che non si sarà completamente rafreddata.
A questo punto cominciate ad aggiungere il burro a pezzetti poco alla volta avendo cura che quello messo si sia ben amalgmato prima di aggiungerne altro.
Quando le tortine sono ben raffreddate mettete la glassa in una sacc a poche con il becco a stella e girando in cerchi concentrici intorno al dolcetto ricoprite tutta la superficie.


Attenzione nipotino in agguato.


In questa i dolcetti non si vedono perchè mi è partito in flash per errore, ma la faccia di mio nipote mentre sbava sopra i cupcake è uno spettacolo che non posso non condividere.


E per finire mi ha inseguito per tutta la casa per potersi far spremere in bocca la glassa direttamente dalla sacc a poche.


venerdì 9 marzo 2012

Salame di cioccolato

Questa è una ricetta di quelle che risvegliano in me un sacco di ricordi.
Forse quella con più ricordi.
Ricordo quando il cuoco del campeggio dell'oratorio me l'ha insegnata, un giorno di un agosto di qualche (tipo 10) anni fa, qundo non avendo voglia di andare in gita mi ha fatto restare al campo con lui a prepararlo per la merenda dell'indomani.
E ogni anno per la festa dell'oratorio ne prepariamo circa 20 kg (cioè 40 volte la ricetta che sto per scrivere), da vendere al bar dei bimbi, seguendo sempre la sua ricetta, cercando di impedire (con scarso successo devo dire) a tutti quelli che passano per sbaglio dalla cucina di metterci dentro le dita per "controllare se è venuto bene" dicono loro.

Ingredienti:
2 uova
100 gr di burro
100 di zucchero
100 gr di zucchero a velo
100 gr di cacao amaro
250 gr di biscotti secchi
facoltativo 2 cucchiai di liquore tipo amaretto


Procedimento:
Fate ammorbidire per bene il burro a temperatura ambiente, e cominciate a lavorarlo con un cucchiaio di legno per renderlo una crema.
Aggiungete le due uova, lo zucchero, normale e a velo (visto che io sono pigra e non faccio mai lo zucchero a velo metto 200 gr di zucchero normale e vi assicuro funziona comunque benissimo) e lavorate bene con il cuccchiaio in modo che tutti gli ingredienti siano bene amalgamati ta di loro.
Unite all'impasto anche i due cucchiai di liquiore, io questa volta ho deciso per una versione 
Con un batti carne sbriciolate i biscotti, non devono essere dei pezzottono, ma non dovete neanche ridurli a una farina troppo fine (il mio ovviamente ogni volta che mi serve sparisce misteriosamente per poi riapparire quando non serve più, quindi mi sono arrangiarta schiacciandoli uno per uno con le mani).
Unite i biscotti sbriciolati al resto dell'impasto e amalgamate bene.
Stendete un foglio di stagnola, imburratelo e cospargetelo di zucchero a velo.
Mettete l'impasto al centro del foglio, e modellatelo leggermente con le mani.
Arrotolate il foglio e chiudetelo anche sui lati, dategli bene la forma del salame e mettete in frigo per almeno 4 ore prima di tagliarlo.
Volendo invece che con la forma di salame, si possono lavorare delle palline che poi verranno rotolate nello zucchero a velo (sempre da lasciare riposare in frigo per 4 ore) da presentare a mo' di tartifi.
Io ho preparto un salame di cioccolato coccoso (adoro l'abbinamento cocco-cioccolato) mettendo due cucchiai di Bathida de cocco nell'impasto e sostituendo lo zucchero a velo da mettere sulla stagnola con della farina di cocco.

giovedì 8 marzo 2012

Ritratto di signora Special Edition



Buongiorno a tutti e buon 8 Marzo.
Noi della rubrica “Ritratto di Signora” non potevamo non farci sentire nella ricorrenza che celebra la donna.
Per questa speciale occasione ognuno di noi ha voluto esprimere un pensiero, una dedica, una parola particolarmente sentita nei confronti di una figura femminile, per celebrarla, ricordarla o, semplicemente per farle un augurio.
Vi auguriamo, come sempre, buona lettura e buona giornata della donna a tutti.

Il mio pensiero va a due donne che amavano il loro lavoro.. due giornaliste che come, Ilaria Alpi, di cui abbiamo parlato solo lunedì, sapevano che quello che facevano era “potenzialmente pericoloso” ma che
 per “Diritto di Cronaca” portavano avanti senza paura.
 Mi riferisco a Marie Colvin morta solo pochi giorni fa in Syria mentre cercava di documentare le atrocità della guerra e Anna Politkovskaja giornalista russa uccisa a Mosca nel 2006.
Queste due donne hanno sacrificato la loro vita in nome di verità scomode che in troppi vorrebbero nascondere.
A loro dico grazie per non aver avuto paura di guardare in faccia la realtà.. è facile “lamentarsi” per le cose che non funzionano e non avere mai il coraggio di dire la propria.. loro  hanno provato a farlo e anche se sono state fermate per me rimangono comunque un grande esempio da seguire. Monica - Book Land


Ad Emily Dikinson, considerata oggi una delle più sensibili e rappresentative poetesse di tutti i tempi, nonostante ai suoi tempi il suo linguaggio semplice e brillante non fosse apprezzato.
Che vestiva sempre di bianco in segno di purezza.
Che arrivò al punto di rinchiudersi volontariamente nella sua stanza per buona parte della sua vita.
Che  credeva che con la fantasia si potesse ottenre tutto.

Ad Alda Merini, forse la più grande poetessa italiana.
Che a 15 anni esordì sulla scena letteraria con una raccolta di sue poesie nonostante non avesse superato la prova di italiano per essere ammessa al liceo.
Che è stata internata in una clinica a 16 anni quando incontra “le prime ombre della sua mente”.
Che per buona parte della sua vita è entrata e uscita da case di cura, riuscendo alla fine però a sconfiggere il male oscuro contro cui ha combattuto.
Che ha scelto di vivere gli ultimi anni della sua vita nell'indigenza.
A loro che per tutta la vita hanno combattuto contro dei mostri che nessun altro vedeva.
A loro che sono state una voce fuori dal coro. Federica

Il mio pensiero oggi va a mia mamma Viviana: una donna che nonostante tutto ciò che ha passato,fin da quando era piccola,non si è mai data per vinta,rialzandosi in piedi ogni volta!

Nonostante tutte le difficoltà non ci fa mai mancare niente,anche se lei pensa il contrario.

Ella è una donna a cui vorrei assomigliare: forte,affettuosa e molto altruista!! Francesca - Franci lettrice sognatrice

Ad Alda Merini, perchè è la dimostrazione di come spesso "follia" sia il nome con cui uomini mediocri e spaventati chiamano la genialità. Clara - ThePauperFashionist

A Maria Cinquepalmi (14), Matilde Doronzo (32), Tina Ceci (37), Antonella Zaza (36) e Giovanna Sardaro (30), morte a Barletta nel crollo della palazzina in cui si guadagnavano 4,00€ all’ora.


A Rossella, nella speranza che torni presto a casa, che le sia restituita la libertà, di vivere, di amare e di essere amata. Michela - Miki In The Pinkland


Il mio pensiero oggi va alla mia mamma. Sa essere fastidiosa e testarda al limite dell'incredibile. Mi chiama nei momenti meno opportuni, sembra divertirsi ad imbarazzarmi con dimostrazioni di pubblico affetto e, quando è il mio turno di rifare i letti o di portare giù la spazzatura, sembra operare una congiura ai miei danni ! Casualmente, quando tocca a me, ci sono sempre le lenzuola da cambiare e la differenziata da fare ! Litighiamo, spesso. Molte volte sembriamo non capirci.
Alcuni giorni, però, seguendola in camera sua, la vedo tirare fuori da una scatola i disegni abbozzati che io e mio fratello eravamo soliti fare da bambini. Disegni colorati e disordinati di donne sorridenti e case perfette, impiastricciati da bizzarri cuoricini e "ti voglio bene" scritti in una brutta calligrafia. In questo giorno, vorrei che sapesse che nulla è cambiato. Che quelle parole, che quell'affetto, continuano a risuonare silenziosamente nel mio cuore. Non abbiamo bisogno di regali, non abbiamo bisogno di parole. Una mimosa può bastare. E' semplice ed essenziale come il nostro rapporto. Un fiore giallo come la luce per il mio unico sole. Michele - Mr.Ink. diario di una dipendenza

Come sempre io ringrazio tutti quanti partecipano a questa rubrica e che ci raccontano sempre queste strorie con parole appassionate ed emozionanti.
Al prossimo mese.

martedì 6 marzo 2012

Carciofi gratinati

Pensavo per stacare un po'  dalle ricette di dolci di pubblicare qualcosa di salato. Ebbene non ci crederete ma guardando tra le bozze che ho preparato negli ultimi tre giorni (da quando il pc è tornato a casa) questa è l'UNICA ricetta salata su 15 che ho pronta, anche se ero convinta di averne fatte altre. Mistero.
Di solito io carciofi li faccio sempre allo stesso modo, saltati in padella, ma l'ultima volta che li ho comprati ho provato a fare qualcosa di diverso.
Devo dire che l'esperimento è stato piuttosto apprezzato, anche mia sorella che di solito schifa i carciofi, li ha mangiati  e con gusto.

Ingredienti:
8 o 10 carciofi (io uso sempre la varietà con le spine che sono quelli che mi piacciono di più)
100 gr di pangrattato
2 spicchi di aglio
prezemolo
sale
peperoncino
limone

Procedimento:
Pulite i carciofi dalle foglie dure esterne, spuntateli, tagliateli in 4 e, se necessario togliete la barba al centro.
Mettete gli spicchi di carciofi in acqua con mezzo limone spremuto in modo che non si anneriscano.
 Una volta finito di pulire i carciofi toglieteli dall'acqua acidulata e scottateli in acqua bollente per 10 minuti.
In una ciotola mescolate il pangrattato con due spicchi di aglio tritato fine (o schiacciato con lo spremi aglio)sale e peperoncino.
Aglio e peperoncino sono ovviamente facoltativi, poi ognuno si regola a suo gusto, io ho messo i sapori che so piacere a casa mia.
Scolare i carciofi e rotolarli nel pangrattato in modo che ne siano ben ricoperti.
Metterli in una teglia disponendoli in un solo strato, cuocerli in forno caldo a 180°/200° per circa 20 minuti.

lunedì 5 marzo 2012

Ritratto di signora: Ilaria Alpi

E'E'E'E' l'uuuuna di notte e tuuuuuutto va bene!!!!!


Mezza notte è passata, quindi tecnicamente è già lunedì, e visto che domattina inizio a lavorare presto mi porto avanti, brucio tutti sul tempo e comincio a pubblicare l'articolo.






Apriamo questo appuntamento con i saluti.
Diamo il benvenuto nel nostro gruppo
a Clara di ThePauperFashionist
e a Francesa di Franci lettrice sognatrice
E salutiamo Elena de Il diario della fenice che  purtroppo non sarà più dei nostri.
Come sempre oltre che qui trovate il post sui blog di
Monica Book Land
Miki Miki In The Pinkland
Sofia Cinesofi
e Michele Mr.Ink. diario di una dipendenza



Tutto questo nasce a seguito dell'indigniazione che questa pubblicità ha causato in noi.
E ora passiamo all'articolo di questo mese: come avevo annunciato abbiamo un ospite d'eccezzione questa volta, si tratta di Davide, il marito di Monica, che ha anche lui voluto "dire la sua".

"È con infinita soddisfazione e profondo rispetto che mi accingo a lasciare la mia impronta elettronica sulla rubrica RITRATTO DI SIGNORA .

Devo ringraziare le due creatrici (Monica e Miki ) e gli altri bloggers Elena, Sofia, Federica, Michele e Clara, a loro affiliate, per lo spazio che mi hanno concesso.

Penso che questa rubrica sia “dovuta” alla figura di quelle donne che con lode sono riuscite ad emanciparsi dallo stereotipo propostoci dai media e dal mondo che ci circonda.

Dopo questo preambolo mi preme, prima di svelarvi il nome della donna da me scelto come icona per questo articolo, darvi alcune nozioni sul luogo geografico dove si sono svolti i fatti da me presi in oggetto.

L’ Africa : il continente che si ritiene sia stato la “culla” della civiltà.
Da sempre, e da tutte le popolazioni non indigene che si sono avvicinate ad essa nel corso dei secoli, questo continente è stato sfruttato e depredato delle sue ricchezze; basti pensare alla tratta degli schiavi fino ad arrivare al colonialismo.

La storia del corno d’Africa non si discosta da questa triste trama d’ingiustizia e crudeltà.
Sul finire dell’ottocento e dopo il ritiro dell’Egitto, il territorio venne suddiviso, grazie ad accordi diplomatici, tra Inghilterra Francia ed Italia.
Le mire espansionistiche italiane ebbero il loro effimero culmine nell’estate del 1940, quando le truppe fasciste occuparono la Somalia britannica, che annessa alla Somalia italiana riunirono, anche se per pochi mesi, le popolazioni somale sotto un'unica bandiera.
Tutti conosciamo l’esito della seconda guerra mondiale .
Nel 1949 l’ONU diede in amministrazione fiduciaria la ex Somalia italiana al governo italiano, con il compito di accompagnare la ex colonia all’indipendenza, che giunse nel 1960 quando la Somalia italiana si unì alla Somalia britannica dando origine alla Repubblica Somala.
Dal 1960 al 1969 ci fu la guerra con l’Etiopia che vide la Repubblica somala rivendicare quei territori abitati da somali, ma che con la  suddivisione operata nel 1880 dagli inglesi erano stati annessi all’Etiopia.
Nel 1969 la breve vita della repubblica somala finì a causa di un colpo di stato militare che portò al potere il generale Siad Barre.
Si formarono nel paese movimenti di guerriglia ostili al potere auto-costituito che diedero origine ad una sanguinosa guerra civile.
Resta inteso, per inciso che per fare e sostenere delle guerre occorrono molti armamenti ma soprattutto tantissimi soldi.
Queste situazioni di instabilità favoriscono tutte quelle organizzazioni strutturate che si occupano di tali articoli.
Nel 1991 Siad Barre vine estromesso dal potere ed il paese precipita nell’anarchia più totale dove ogni gruppo tribale, se ne contano più di 25, cerca con la forza di portare al potere  il proprio comandante.
A tali leader viene dato il nome di signori della guerra.
La crisi che ne consegue, accresciuta anche da una carestia senza precedenti, assume sempre più i caratteri della tragedia umanitaria.
Vista la drammatica situazione l’ONU con una risoluzione datata 24 aprile 1992 approva la creazione di una forza multinazionale di pace denominata UNISOM. L’operazione che ha come finalità primaria ripristinare l’ordine ed avviare un processo di pace che assicuri l’instaurazione di un legittimo governo viene chiamata RESTOR HOPE.
Il teatro degli scontri più cruenti è la capitale dello stato: Mogadiscio. La situazione in città è molto complicata, il potere viene conteso da due fazioni da una parte MOHAMMED AIDID proclamatosi signore di Mogadiscio sud e dall’altra ALI MAHDI Mogadiscio nord .
La città è divisa così in due parti in conflitto tra di loro. Al momento dell’arrivo delle forze di pace viene istituita una fascia di terra detta Green line larga circa 2km che serve per portare gli aiuti umanitari alla popolazione.
Il 9 dicembre 1992 ha inizio l’intervento congiunto America/Nato ,è scritto in questo ordine perché le regole e i rapporti di forza che regolano questo binomio hanno generato da subito perplessità in merito al comando dell’operazione.
È su questo dilemma mai completamente risolto che naufraga l’intera operazione RESTORE HOPE che si conclude con il ritiro del contingente di pace alla fine di marzo 1994.
Una delle concause dell’insuccesso è l’eccezionale smacco subito dalle forze americane nella battaglia di Mogadiscio(3 ottobre 1993) , nella quale in 15 ore di furibondi scontri gli americani subiscono ingenti perdite umane. Tali drammatici eventi sono raccontati in perfetta cronologica successione nel film prodotto dalla Jerry Bruckeimer films dal titolo BLACK HAWK DOWN.
Nei sei mesi successivi si completa il progressivo ritiro sopra citato. Anche l’Italia partecipa all’interno del contingente di pace, ad essa furono assegnati avanposti meno “caldi”e compiti di polizia ordinaria .

In questo scenario di guerra e devastazione si perpetua la tragedia/omicidio della giornalista ILARIA ALPI .
Ilaria nasce il 24/05/1961, si laurea in lingue e letteratura straniere  all’università “La Sapienza” di Roma, frequenta corsi di lingua/cultura araba.
Si trasferisce al Cairo per approfondire la sua cultura araba, intanto collabora con il giornale Paese sera.
Un aneddoto su un reportage assegnatole mi aiuta a farvi capire che tipo di giornalista potesse essere.
Il reportage in questione era sui “fratelli musulmani” ala moderata del più ampio movimento islamico fondamentalista.

Chiaramente tale movimento non era gradito al governo egiziano.
Ilaria aveva appuntamento ad Asiut, città roccaforte dei fratelli musulmani ,con il leader del movimento Usama Rushdi.
Appena scesa dal treno, la polizia le impedì di effettuare la sua intervista confinandola in una camera d’albergo dato che di treni per il Cairo non ce n’erano più.
Lei fece in modo d’incontrare il leader studentesco all’interno dell’albergo in cui si trovava,compiendo così il compito che le era stato affidato.
Al mattino dovette nascondersi il servizio negli indumenti indossati per non farlo trovare alla polizia.
Questo evento aggiunto ai risultati delle ricerche da me condotte su questa giornalista mi hanno portato alla conclusione che Ilaria fosse una “tosta”,una donna molto caparbia.
La sua integrità morale era ed è stata un arma a doppio taglio. Ilaria cercava la verità non per approfittarsene ma perché lei credeva che fosse un’imprescindibile bene comune dell’umanità.
Ilaria torna in Somalia l’11 Marzo 1994, era la settima volta che tornava a Mogadiscio.
Insieme a lei Miran Horovatin cineoperatore del TG3, i due stavano conducendo indagini su di una pista molto precisa.
Ilaria era stata condotta  in questo senso da un informatore, un sottufficiale del SISMI (servizio segreto italiano), morto in Somalia  nel novembre del 1993 in circostanze misteriose.
L’informatore le aveva mostrato dei documenti , come riportato in un intervista di un altro agente del SISMI, che sottintendevano l’esistenza di un traffico illecito di armi, rifiuti tossici e anche radioattivi.
Secondo l’informatore in tale traffico erano coinvolti politici, aziende italiane ed estere che hanno utilizzato il suolo Somalo come un immensa discarica e in cambio hanno “donato” armi alle popolazioni in conflitto.
Un’altra prova del fatto che Ilaria stesse seguendo questa direttrice per le sue indagini è il foglio di block notes, trovato nella sua scrivania in redazione a Roma, sul quale era annotato di suo pugno la frase: Che fine ha fatto l’ingente mole di denaro della cooperazione italiana?
La giornalista aveva preventivamente pianificato dall’Italia il suo ultimo viaggio.

Per il giorno 16 Marzo in agenda c’era la partenza per Bosaso, un porto situato 1200 Km a nord di Mogadiscio.
Qui Ilaria doveva intervistare il “Sultano” di Bosaso.
La visione di questa intervista risulta molto eloquente per capire il nesso logico seguito dalla giornalista.
Ilaria infatti pone al sultano domande molto precise sull’asse Italia –Somalia- Italia, il sultano parla di un ipotetica azienda bresciana che,sue testuali parole , avrebbe dei lacchè a disposizione in tutto il mondo.
Parla anche della “cooperazione italiana” che avrebbe donato ad una azienda somalo-italica una flotta di pescherecci che di tanto in tanto sbagliano rotta risalendo il mar rosso fino al mediterraneo e da qui sulle coste italiane per imbarcare carichi indefiniti e far poi ritorno in Somalia.
Il sultano durante il “girato” a noi pervenuto si astiene da far nomi ma osservando bene i movimenti durante le varie fasi dell’intervista ci sono degli scatti come se ci fossero state delle interruzioni. Quasi a pensare che il sultano abbia voluto fare delle dichiarazioni a camera spenta.
Con il sultano Ilaria parla anche di una strada costruita dagli italiani ,la Garoe- Bosaso, lunga 140 Km e che sarebbe servita a nascondere e sotterrare rifiuti tossici

La giornalista rientra a Mogadiscio il 20 marzo insieme al suo cameraman con il destino già segnato. Si era spinta troppo oltre e forse documentato cose da tenere segrete.

Probabilmente la sua fine è stata decisa a migliaia di Km da dove si è compiuta.

Alle 15,30 del 20 marzo 1994 l’edizione straordinaria del tg3 comunicava a noi tutti la morte di Ilaria e Miran.Sono stati giustiziati in un agguato davanti all’hotel Hamana recitava l’affranto collega dei due.



Da allora sono passati 18 anni ma la giustizia non ha avuto ragione di tutte quelle forze che si sono scagliate contro i due giornalisti colpevoli purtroppo di aver fatto fin troppo bene il loro mestiere.

Io penso due cose : la prima, come nel caso di Ustica dove le implicazioni a mio avviso sono sia civili che militari,  alla verità processuale non si arriverà mai .

La seconda, che la prematura scomparsa di Ilaria ha privato noi tutti cittadini italiani di una professionista seria e capace , chissà quali altre trame avrebbe potuto scoprire con la determinazione che la contraddistingueva.

Se io fossi un neo giornalista userei la figura professionale di Ilaria come esempio da raggiungere,in ultima analisi la prenderei come esempio per darmi la forza di superare le prove che inevitabilmente il mio futuro mestiere mi proporrebbe.

Per finire propongo a tutti coloro che abbiano avuto la costanza di seguirmi fino a questo punto di elevarsi ad un gradino superiore indicendo per il giorno 20 MARZO 2012 ore 13,30 anniversario della scomparsa dei due giornalisti una sorta di FLASH MOB INTELLETTUALE . Un minuto di raccoglimento che serva a creare una coscienza comune capace di farci unire, perché noi singolarmente siamo solo piccole gocce ma uniti possiamo diventare un onda che crescendo sempre più può spazzare via ogni cosa.
In memoria di Ilaria e Miran.





Le fonti da cui ho attinto le informazioni per scrivere il mio articolo sono reperibili da chiunque volesse documentarsi on-line ai seguenti siti:
RAI LA STORIA SIAMO NOI
WIKIPEDIA
Inoltre si può leggere il libro di Maurizio Torrealta “L’ESECUZIONE” che fornirà gli strumenti utili per capire movente e mandatari del duplice omicidio."

Di nuovo grazie a Davide per aver voluto paertecipare a questa nostra rubrica e per averci raccontato questa storia perchè è giusto non dimenticare chi ha dato tutto tutto per un ideale di giustizia e di vertà  che dovrebbe essere proprio di ognuno di noi, ma che invece pare essere sempre meno gradito.

Come sempre se avete proposte, domande o dubbi potete scrivere a Monica moki418@hotmail.it
e Miki imaginary82@hotmail.it.